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Addio ad Abbado, maestro gentile e rivoluzionario

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Scritto da vocealta

abbado «Claudio è con tutti noi, è partito per il suo viaggio misterioso. Stringiamoci alla sua vita fortunata». Postato sul sito del club degli abbadiani itineranti, l’annuncio della famiglia è semplice e poetico come forse lui avrebbe voluto. Da anni in lotta con il male, che negli ultimi mesi era tornato ad aggredirlo, Claudio Abbado è morto ieri sereno, sottolineano i familiari, nella sua casa di Bologna.

A giugno aveva compiuto 80 anni, ad agosto l’ultimo concerto in Svizzera, al festival di Lucerna, con quel volto già così tirato e magro che aveva fatto preoccupare. E sempre in agosto era arrivata, forse troppo tardi per lui viste le condizioni di salute, anche la nomina a senatore a vita. Amico di lunga data, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è fra i primi a rendergli omaggio, ricordandone l’impegno civile, l’attenzione ai giovani, le tante orchestre che ha saputo costruire. «Rendo omaggio all’uomo che ha onorato in Europa e nel mondo la grande tradizione musicale del nostro paese – scrive il capo dello Stato – contribuendo in pari tempo con il suo eccezionale talento e la sua profonda sensibilità civile all’apertura di nuove strade per un più ricco sviluppo dei rapporti fra cultura e società». Abbado, gli fa eco il presidente del Consiglio Enrico Letta, «è stato e rimarrà un punto di riferimento per tutto il paese e non solo».

Per quest’uomo gentile, mai divo, sempre generosamente impegnato nelle battaglie civili, dai rivoluzionari concerti «per lavoratori e studenti» lanciati alla Scala (di cui fu memorabile direttore artistico dal 1968 al 1986) nella Milano degli anni di Piombo ai più recenti interventi contro i tagli alla cultura, applausi e riconoscimenti arrivano da ogni dove, dalla politica ai grandi del podio, che da Riccardo Muti a Zubin Mehta, da Antonio Pappano a Daniel Barenboim ne riconoscono grandezza e prestigio. «Perdiamo uno dei più grandi musicisti della seconda metà del secolo e uno dei pochi che aveva un rapporto particolare con lo spirito della musica», sottolinea in particolare Barenboim. Mentre Muti evidenzia come il suo lavoro abbia segnato «la storia della direzione d’orchestra e dell’interpretazione musicale nelle istituzioni internazionali». Non si dà pace Renzo Piano, che con lui ha condiviso tante battaglie per la cultura e anche la nomina a senatore: «ho bisogno di adattarmi all’idea che non ci sia più, ma non mi rassegno. – dice – I progetti in sospeso li realizzerò con i suoi figli». Commosso anche Benigni, che lo ricorda «piccolo, fragile, delicato». Ma con lui, dice, «tutto diventava immenso». E il cordoglio è arrivato ben fuori dai confini dell’Italia, rimbalzato sul web con i titoli dei giornali di tutto il mondo, trending topic su twitter dove il suo nome oggi è tra i più digitati a livello globale. Figlio di un violinista, nato nel 1933 a Milano, un fratello Marcello, anche lui musicista ed un figlio, Daniele, regista di opere, Claudio Abbado ha avuto di certo una vita piena ed una carriera professionale ricca di soddisfazioni, a cominciare da un debutto alla Scala quando aveva solo 27 anni. Sempre adorato dai suoi musicisti, ha diretto le orchestre più prestigiose della terra, dalla Filarmonica della Scala ai Berliner Philarmoniker, la Staatsoper di Vienna, il Festival di Pasqua di Salisburgo.

Un successo vissuto non solo nei teatri, visto che il suo repertorio, particolarmente vasto, ha fatto vendere tantissimi dischi e ricevuto diversi Grammy, l’ultimo nel 2006. L’impegno forse più grande però è stato sempre per i giovani e per la diffusione della musica, nel tentativo di avvicinarne la bellezza anche ai settori della società meno abituati alle sale da concerto. E’ il ministro della cultura Bray a ricordare che «la sua determinazione, e il suo immenso amore per la musica hanno permesso la nascita anche in Italia della nuova esperienza del Sistema delle orchestre infantili e giovanili, rivolto in particolare ai bambini e ai ragazzi delle fasce sociali più disagiate: un ultimo dono che ha voluto fare al suo Paese». E certo sarà stato triste per lui, sapere qualche giorno fa della chiusura, per problemi economici certo, ma anche per la sua forzata assenza, di una delle sue creature più amate, l’Orchestra Mozart, di Bologna. Solare ma schivo, Abbado avrà oggi il tributo della sua gente nella bella basilica di Santo Stefano, a Bologna. I funerali però saranno privatissimi, al riparo anche dal frastuono degli omaggi nella piccola chiesa dei Santi Vitale e Agricola del complesso delle Sette Chiese.

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