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7su7/La rassegna d’autore SPIN (21 giugno 2017)

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Prima pagina

Falso e abuso d’ufficio, Raggi rischia il processo

Consip, il Pd salva Lotti con i voti di Forza Italia

Paura a Bruxelles, bloccato kamikaze in stazione

Dazi anti-Cina, offensiva Ue

 

Politica interna
Giornata di tensioni ieri in Senato per la discussione delle mozioni sul caso Consip. Bocciata grazie ai voti di Forza Italia la mozione di Articolo 1 che chiedeva il ritiro delle deleghe al ministro Lotti, con il Pd che chiede una verifica di maggioranza. Sempre grazie al voto di una parte delle opposizioni passa la mozione di Zanda sui vertici di Consip. Ne scrive Silvio Buzzanca sulla Repubblica.

Sulla Stampa, in un retroscena di Carlo Bertini, si raccontano lo sconcerto di Gentiloni e l’ira di Renzi per l’attacco da parte di Articolo 1 al ministro Lotti.

Monica Rubino sulla Repubblica scrive della nuova presa di posizione di Beppe Grillo sullo ius soli. Il leader del Movimento 5 stelle ha infatti chiesto che della normativa sulla cittadinanza si occupasse l’Ue. La risposta della Commissione europea non si è fatta attendere: «E’ competenza nazionale».

Berlusconi torna in tv per sostenere il centrodestra nei ballottaggi. Si registra lo scontro con il governatore della Liguria Toti, sostenitore dell’alleanza con la Lega di Salvini, sul futuro del centrodestra. Lo racconta Paola Di Caro sul Corriere della Sera.

Si allarga la rete neoulivista dell’ex premier Romano Prodi. Come racconta Silvia Bignami sulla Repubblica, il Professore bolognese, dopo aver incontrato nei giorni scorsi diverse personalità del centrosinistra nel suo nuovo ruolo di collante dei progressisti, incontrerà oggi il ministro Calenda per favorire un allargamento del fronte.

Economia
Roberto Petrini, sulla Repubblica, scrive in merito alla relazione del commissario alla spending review Gutgeld. Tra il 2014 e il 2016 sono stati risparmiati in maniera strutturale 30 miliardi, ma la spesa pubblica si conferma alta e rimane ancora tanto da fare.

Sul Corriere della Sera, interessante intervista di Federico Fubini a Yoram Gutgeld, commissario straordinario alla spending review. Presentati i risultati del lavoro di riduzione della spesa pubblica, il commissario chiede una revisione del fiscal compact per fermare il cammino verso il pareggio di bilancio. Secondo Gutgeld, infatti, suggerisce di non ridurre il deficit e di preoccuparci piuttosto di favorire la produttività nel Paese.

Antonella Olivieri racconta sul Sole 24 Ore le ragioni di Vivendi che ha presentato ricorso al Tar contro la delibera Agicom che ha giudicato illegittima la contemporanea presenza in Mediaset e il controllo di Telecom. Nel ricorso un mix di tesi legali e riflessioni politiche.

Fabio Savelli sul Corsera fa il punto su Alitalia. Dopo la prima scrematura dei commissari, i pretendenti scendono da 32 a 15, tra essi anche Air France e Easyjet.

Giustizia
Si avvicina il processo per la sindaca di Roma Virginia Raggi. Chiusa l’indagine sulle nomine di Romeo e del fratello di Marra, si attende il rinvio a giudizio per falso e abuso d’ufficio per settembre, con inizio del dibattimenti a gennaio. Lo racconta Carlo Bonini sulla Repubblica.

Ilaria Lombardo, in un retroscena sulla Stampa, racconta le fibrillazioni nel Movimento 5 stelle che seguono l’annuncio del prossimo rinvio a giudizio per Raggi. I grillini temono che dal dibattimento, che si aprirà in piena campagna elettorale, possano uscire nuove rivelazioni dalle chat che sono al vaglio dei magistrati. L’ordine di scuderia resta però sostenere la sindaca almeno fino alle politiche, poi si vedrà.

Pubblicate le motivazioni della sentenza Maugeri che ha visto la condanna di Roberto Formigoni a sei anni per corruzione. Durissima la tesi dei giudici: «Gravi fatti posti in essere dalla più alta carica politica della Regione Lombardia per un lungo periodo di tempo, con particolare pervicacia, con palese abuso delle sue funzioni, in modo particolarmente callido e spregiudicato, per fini marcatamente di lucro e con grave danno per la Regione». Ne scrive Sandro De Riccardis sulla Repubblica.

Esteri
Paura a Bruxelles. Ieri sera, alla stazione centrale di Bruxelles, gli agenti di polizia hanno neutralizzato un kamikaze poco prima che riuscisse a portare a termine il suo piano di morte. Lo racconta Francesca Pierantozzi sul Messaggero.

Dopo mesi di proclami belligeranti, si fa strada il realismo sulla Brexit in Gran Bretagna. Dopo la batosta elettorale e le difficoltà nel formare un governo, si fa strada l’approccio «morbido» del Cancelliere dello Scacchiere Philip Hammond, da sempre a favore di una «soft» Brexit e fino ad adesso emarginato.

Prime grane per Macron. Si dimette Sylvie Goulard, ex parlamentare e ministro della Difesa. Il rimpasto «tecnico» che doveva far seguito alle elezioni parlamentari si è trasformato nell’occasione per un’operazione politica che allontani dal governo quelle personalità che rischiano procedimenti giudiziari. Ne scrive Marco Mousanet sul Sole 24 Ore.

Domani il presidente francese Macron presenterà un dossier al Consiglio Ue con le misure per frenare l’avanzata delle aziende cinesi in Europa. Come racconta Marco Bressolin sulla Stampa, l’invito alla Commissione è di studiare gli strumenti idonei per schermare  gli investimenti esteri in settori strategici per l’unione.

Parlando con gli industriali tedeschi, Angela Merkel ha annunciato di voler tenere in vita la possibilità di un accordo di libero scambio tra Ue e Usa. Messaggi di cauta disponibilità da Washington su un progetto che potrebbe rilanciare i rapporti con il Vecchio Continente. Ne scrive Danilo Taino sul Corsera.

Sempre dall’incontro con gli industriali tedeschi, come scrive sulla Repubblica Tonia Mastrobuoni, via libera della cancelliera a un ministro delle Finanze e un bilancio autonomi per l’Eurozona se «ci sono le condizioni e se non mutualizziamo i debiti nelle aree sbagliate».

Condanna da parte della Corte di Strasburgo contro la Russia per la legge sulla cosiddetta«propaganda gay», strumento utilizzato dalle autorità per reprimere ogni forma di manifestazione politica della comunità LGBT russa. La Corte, accogliendo i ricorsi di tre attivisti, ha affermato che quella normativa viola il diritto alla libertà di espressione ed è discriminatoria. Ne scrive, tra gli altri, la Stampa.

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