Ancora ore cruciali per il governo che ormai sembra a un passo dall’essere definito. Nel weekend, fra sabato e domenica, ci sono stati diversi incontri presso il grattacielo del Pirellone di Milano fra le squadre di M5S e Lega. «Giornate molto produttive – le definisce Luigi Di Maio, capo politico dei 5S – stiamo scrivendo la storia!». Nel web circolano le foto del meeting fra i due partiti e della bozza di programma, titolante «Contratto per il governo del cambiamento». Emblematica la frase del leghista Claudio Borghi, presente ai lavori: «Che cosa incredibile per me, figlio di un impiegato della Pirelli, avere avuto la possibilità di contribuire a scrivere il programma di una nuova Italia proprio nel grattacielo Pirelli, – dice infatti il deputato milanese – figlio del mio amato razionalismo e simbolo di un'Italia che rinasceva a testa alta».
Lavorano anche di domenica, dunque, i creatori del nuovo governo, incalzati dalla Presidenza della Repubblica che non intende perdere altro tempo. Conclusosi l’incontro al Pirellone, nel tardo pomeriggio Matteo Salvini, segretario della Lega, e il leader pentastellato si incontrano nello studio di un noto commercialista milanese, sul tavolo l’ultimo nodo da sciogliere: il nome del premier. Al termine del vertice Salvini e Di Maio annunciano: «Abbiamo chiamato il Quirinale, siamo pronti a riferire su tutto già da domattina».
Le tenebre che avvolgono il nome del futuro capo del governo, tuttavia, non si dissolvono. E in effetti non sembrano esserne certi neanche i due leader, che decidono di incontrarsi nuovamente dopo cena in un albergo del centro di Milano. Oltre a Giancarlo Giorgetti della Lega e Vincenzo Spadafora del M5S, secondo la stampa sarebbe presente anche il futuro premier. Sul profilo del capo dell’esecutivo prescelto sono tante le notizie girate in questi giorni, tutte prontamente smentite, ultima delle quali quella su Guido Tabellini, economista ed ex rettore della Bocconi. Anche Tabellini, però, ha detto di non essere interessato alla Presidenza del Consiglio e di non essere stato neanche contattato.
In serata circolano i nomi di Giulio Sapelli e Giulio Tremonti. Il primo è uno storico ed economista già impegnato nella governance di alcuni colossi italiani come Olivetti e Eni, il secondo invece un noto ex ministro forse troppo legato al nome di Silvio Berlusconi. A chi gli chiede se sarà un tecnico, Luigi Di Maio risponde «Sempre politico, mai tecnico!». Salvini invece rassicura chi ipotizza che al Quirinale verrà proposta una rosa di nomi: «Che facciamo, portiamo una squadra di calcio?» risponde ai cronisti il leader leghista. Sembra tramontata definitivamente anche l’ipotesi della staffetta fra Salvini e Di Maio, che però potrebbe essere riproposta nel tandem Riccardo Fraccaro prima, Giancarlo Giorgetti poi.
Al contrario del premier, il programma sembra essere definito. Ci sarà il reddito di cittadinanza senza scadenze, ma saranno prima riformati i centri per l’impiego. Cinque miliardi verranno utilizzati per riformare la legge Fornero. Nasceranno il ministero per le disabilità e quello per il turismo, verranno prese misure a sostegno delle famiglie come gli asili nido gratuiti e l’azzeramento dell’Iva sui prodotti per l’infanzia. Nel contratto anche il salario minimo legale, la riqualificazione della rete idrica di acqua pubblica, il rimpatrio dei migranti, la risoluzione del caso Ilva e la famigerata flat tax.
Sarò oggi, dunque, il giorno della verità. Le delegazioni di M5s e Lega incontreranno già nel pomeriggio il Presidente della Repubblica, separatamente: i pentastellati alle 16:30, i rappresentanti del Carroccio alle 18:30. Saranno queste le ore e i luoghi in cui si deciderà definitivamente il nome del prossimo premier, frutto di un compromesso non poco travagliato fra due forze politiche già molto distanti su alcuni temi.