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Governo 5s-Lega: convergenza su flat tax e reddito di cittadinanza, probabile un premier terzo

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Proseguono i contatti fra Lega e Movimento 5 stelle per la redazione del programma su cui si baserà la loro attività di governo condivisa. Il Quirinale ha infatti richiesto già che quando Matteo Salvini e Luigi Di Maio si recheranno al Colle, oltre alla lista dei ministri dovranno portare con se i punti programmatici che vorranno promuovere nei prossimi mesi. Dopo l’incontro fra i due leader di ieri mattina, il pomeriggio di ieri ha visto poi le squadre “tecniche” dei due partiti incontrarsi e collaborare per trovare i punti di contatto fra le proposte del Movimento e quelle della Lega. Oggi un nuovo vertice fra Salvini e Di Maio si è tenuto a Roma, in realtà solo un briefing riguardo lo stato dei lavori per la stesura dei programmi. 

Nonostante gli esponenti delle due forze politiche continuino ad assicurare che le trattative hanno riguardato finora solo i temi, è più che certo che nel frattempo i due partiti si stiano anche confrontando sui nomi del futuro governo. A una prematura ipotesi di “staffetta”, come fu quella di Craxi e De Mita negli anni ’80, si è succeduta poi l’ipotesi di un premier leghista gradito ai 5s come Giancarlo Giorgetti, mentre in queste ore molte testate rilanciano il nome di Giampiero Massolo. Massolo incarnerebbe il profilo di “premier terzo” a cui a più riprese si sono riferite entrambe le forze politiche. Diplomatico, nato a Varsavia, si è laureato in scienze politiche e ha lavorato alla Fiat come dirigente. Poi la carriera con gli Esteri, prima presso la Santa Sede, poi in Russia e infine alla Rappresentanza permanente presso l’Unione Europea a Bruxelles. Un «servitore dello Stato», come qualcuno lo definisce in questi giorni. 

Riguardo alla squadra dei ministri il buio si fa ancora più pesto. Le probabilità sono quelle che alcuni dei candidati proposti del M5s in campagna elettorale potrebbero essere confermati, come Alfonso Bonafede alla Giustizia. Quello di Via Arenula è un dicastero strategico, che può orientare le leggi su corruzione e conflitto d’interesse care ai pentastellati, ma lo è altrettanto il ministero dell’Economia, che potrebbe essere invece occupato dal leghista Claudio Borghi. Si discute anche sulla posizione di Salvini e Di Maio all’interno del futuro esecutivo. Il leader leghista potrebbe infatti occupare il posto di ministro dell’Interno, mentre Di Maio potrebbe andare agli Esteri. In questo modo, infatti, Salvini potrebbe occuparsi di temi importanti per la Lega come immigrazione e sicurezza, mentre il leader pentastellato dalla Farnesina potrebbe rivolgersi ai suoi rapporti atlantici già rilanciati in queste settimane. 

Al termine del vertice di oggi fra Salvini e Di Maio, il capo politico del movimento si dice soddisfatto dei passi avanti fatti nelle trattative con la Lega. «Speriamo di chiudere il prima possibile, – avverte però – perché se non si chiude si torna al voto». Il segretario leghista, dal suo profilo Facebook, rilancia i principali temi sul quale si sta lavorando: «Cancellare la legge Fornero, tagliare tasse e burocrazia, ridurre gli sbarchi e aumentare le espulsioni, ridare dignità al lavoro, tagliare sprechi e privilegi, difendere l'Italia in Europa, riconoscere Autonomia alle comunità locali, chiudere le liti fra cittadini ed Equitalia, garantire il diritto alla legittima difesa. Stiamo lavorando per questo, – scrive ancora Salvini – grazie per il vostro affetto e la vostra fiducia. Amici, vi voglio bene». Secondo fonti del M5S, c’è una «fortissima convergenza tra M5S e Lega sulla flat tax, che presenta enormi benefici sul ceto medio».E anche sul cavallo di battaglia dei 5s, il reddito di cittadinanza, si stanno vagliando molte ipotesi possibili sui tavoli di queste ore. 

Il leader dei 5s annuncia infine che domani si terrà un nuovo vertice per parlare dei temi, al Pirellone di Milano. Prosegue precisando che anche oggi lui e Salvini non hanno parlato di nomi e, in coro con Davide Casaleggio, dichiara che il «contratto di governo» verrà sottoposto all’approvazione dei militanti sulla piattaforma Rousseau. Agli ammonimenti che erano arrivati da Bruxelles e dal presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, circa la pericolosità di un’uscita dall’euro o dalla Ue, Di Maio risponde che «Chi vede in questa ipotesi di governo una minaccia per l'Europa forse vede una minaccia per la sua poltrona, ma non per l'Europa».

 

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