Giustizia Quotidiana

Balduzzi: il buon legislatore sa bilanciare i diritti

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Scritto da vocealta

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*di Angelo Balduzzi,

(da Avvenire del 9 luglio 2015)

 

La vicenda del sequestro preventivo presso la Fincantieri e l’Ilva e del successivo dissequestro a seguito dell’entrata in vigore del decreto-legge n. 92/2015 ha dato origine a un vivo dibattito sui rapporti tra magistratura e scelte politiche, oltre che sul possibile conflitto tra tutela della salute o dell’ambiente e tutela dell’occupazione o dell’impresa. Conflitti difficili, anche perché si tratta di beni spesso intrecciati: la perdita del lavoro e le difficoltà economiche comportano anche, in generale, una minor tutela della salute. Mi limito a due osservazioni nel merito.

 

1) I diritti fondamentali tutelati dalla nostra Costituzione si trovano in rapporto di integrazione reciproca e non è possibile pertanto individuare uno di essi che abbia la prevalenza assoluta sugli altri: non sono parole mie, ma della sentenza Silvestri n. 85 del 2013 della Corte costituzionale, che affermò la legittimità del decreto-legge del Governo Monti sul caso Ilva.

 

2) Il bilanciamento tra i diversi diritti spetta al legislatore, ma il giudice, soggetto alla legge e soltanto a essa, non ne è un mero e passivo esecutore, in quanto può sempre, ricorrendone i presupposti, chiedere alla Corte costituzionale di verificarne la compatibilità con la Costituzione. E la Corte dovrà giudicare tenendo sempre presente, da una parte, la dignità della legislazione e del legislatore (parlo del buon legislatore!) e, dall’altra, i diritti fondamentali della persona e la sua dignità, nonché la compatibilità dell’attività di impresa con tale dignità.

 

Ecco perché non è appropriato vedere la magistratura come una “manina” pro-impresa o tantomeno come anti-impresa: essa è un’istituzione soggetta soltanto alla legge, quantunque non semplice “bocca” della medesima.

 

Un’ultima notazione, più in generale: coerenza vorrebbe che tutti i commentatori, in particolare quelli che soltanto due settimane fa hanno giustamente valorizzato l’enciclica di Francesco sulla casa comune, non se ne dimentichino a proposito del conflitto ambiente-sviluppo. In particolare, due inviti del Papa non andrebbero trascurati: il primo, «a cambiare il modello di sviluppo globale», cioè a ridefinire la nozione di progresso; il secondo, ad accettare «una certa decrescita in alcune parti del mondo, procurando risorse perché si possa crescere in modo sano in altre parti». Siamo sicuri che non abbiano a che fare con il nostro tema?

 

*componente del Csm

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