Politica

Una riforma stellare

E’ giunto il gran giorno: domani debutta in Senato la Riforma dell’Università. Illustrato pochi giorni fa dal Sen. Valtidara, domani mattina inizia la discussione del ddl Gelmini che si promuove di rivoluzionare l’Università italiana da troppo tempo in coda nelle classifiche europee in quanto a qualità. Collettivi, docenti e rettori politicizzati sono in fermento già da tempo e si sono scagliati duramente contro il provvedimento arrivando persino a sospendere gli esami come è successo all’Università “La Sapienza” di Roma e in altri Atenei in giro per l’Italia. Proviamo a capire le ragioni della protesta. Il ddl sancisce il principio che l’autonomia delle università debba essere coniugata con una forte responsabilità finanziaria, scientifica e didattica: le università, responsabili delle loro azioni,  riceveranno finanziamenti in base alla qualità della loro gestione; obbligo d’adozione mediante statuto di un codice etico che garantisca trasparenza nelle assunzioni e nelle amministrazioni per evitare incompatibilità e conflitti d’interesse legati a parentele; distinzione tra reclutamento e progressione di carriera: stop ai concorsi-farsa banditi per promuovere un interno e messa a bando pubblico per la selezione esterna di uno quota importante pari ai 2/3 delle posizioni di ordinario e associato; riforma del reclutamento dei giovani studiosi che intendono intraprendere la carriera accademica attraverso un sistema di tenure-track: contratti a tempo determinato di 6 anni (3+3) al termine dei quali se il ricercatore sarà ritenuto valido dall’ateneo sarà confermato a tempo indeterminato come associato, in caso contrario terminerà il rapporto con l’università maturando, però, dei titoli utili per i concorsi pubblici. Queste sono solo le linee guida di come, se l’aula vorrà, cambierà la nostra università. Al Ministro Gelmini il merito di aver dato vita al primo provvedimento organico che riforma l’intero sistema. A questo punto bisogna però chiedersi contro cosa protestino studenti e professori… Si tratta sicuramente di un provvedimento dalla parte degli studenti e contro i cosidetti Baroni, che afferma che l’Università non è un ammortizzatore sociale, nè un ufficio di collocamento, nè un bacino di voti e tanto meno una questone di famiglia, che pone al centro del sistema lo studente e il merito, che garantisce ai giovani ricercatori di esprimere al meglio se stessi. Insomma stop ai finanziamenti a pioggia e stop ai raccomandati d’ogni tipo… Ma non siete stanchi dei famosissimi “figli di” che, con le dovute eccezioni, stanno sempre in fila davanti a voi?

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