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Un pamphlet della fondazione “Colombo” racconta la ‘vera’ Ungheria di Viktor Orban

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Scritto da vocealta

orban_con_papa«Questo Diario di bordo è dedicato all’Ungheria e al popolo magiaro che, durante la Storia, ha dovuto scontrarsi sempre con nemici o avversari temibili, terribili e, talvolta, invincibili. Ma da ogni scontro, da ogni battaglia per la propria libertà, gli ungheresi hanno sempre saputo uscire a testa alta. Ci riusciranno, ne siamo certi, anche questa volta, ma non possiamo nascondere il fastidio e anche – ci sia consentito – l’indignazione, per come certa parte dell’opinione pubblica italiana, sempre la stessa, pur “scottata” dalla memoria della vergogna per come scelse di schierarsi nel fatidico e drammatico 1956, perseveri nell’errore. E noi sappiamo che perseverare nell’errore non è umano ma, quanto meno, disonesto». Si apre così “Ungheria. Un Paese libero”, il pamphlet pubblicato dalla fondazione Cristoforo Colombo per le libertà, presieduta da Claudio Scajola, e scaricabile dal sito internet della rivista Caravella all’indirizzo www.caravella.eu.

Il documento della fondazione Colombo – curato dal direttore di Caravella, Andrea Camaiora – affronta tutte le principali critiche che negli ultimi mesi sono state opposte al governo di centro destra guidato da Viktor Orban: dalle accuse di autoritarismo per la modifica della Costituzione alle leggi in difesa delle vita e della famiglia, dalle norme sulla magistratura a quelle che toccano la Banca centrale di Budapest.

Lo studio della fondazione di Claudio Scajola esamina articolo dopo articolo la contestata nuova Costituzione che ha dal primo gennaio 2012 sostituisce quella di impianto stalinista entrata in vigore nel lontano 1949 e non manca di criticare alcune prese di posizione eccellenti come quella dell’intellettuale francese Bernard‐Henri Lévy.

Il dossier firmato da Andrea Camaiora, giornalista che segue da vicino le vicende dei Paesi dell’Europa dell’Est, ricorda tra l’altro che ‘Quando il primo governo Orban perse le elezioni generali nel 2002, i parametri macroeconomici ungheresi erano vicini ad adempiere ai criteri di Maastricht e l’introduzione dell’euro sembrava un obiettivo realistico. In particolare, il debito pubblico era sostenibile perché assestato al 53 per cento del PIL. I successivi governi socialisti‐liberali hanno dilapidato questo patrimonio e accumulato disavanzo e debito durante gli anni della crescita al punto che l’Ungheria – che ha poi aderito alla UE nel maggio 2004 ‐ è l’unico Stato membro di essere stato sotto procedura di disavanzo eccessivo. Quando l’attuale governo è entrato in carica nel maggio 2010, il debito pubblico era nel frattempo salito dal citato 53 a oltre l’80 per cento del PIL’.

Il pamphlet riporta poi una serie di prese di posizione di intellettuali italiani che si sono schierati dalla parte di Orban, che ricopre anche il ruolo di vice presidente del partito popolare europeo.

Nelle premesse, l’autore sottolinea: «Orban è nel mirino della sinistra internazionale, come era accaduto ad altri leader moderati europei prima di lui. Non occorre fare nomi. Basta vedere cosa accade nel Parlamento Europeo dove il vicepresidente del gruppo dei Socialisti e Democratici, l’austriaco HannesSwoboda, e il leader degli Euroliberali, l’ex premier belga GuyVerhofstadt, hanno chiesto l’applicazione dell’articolo 7 del trattato di Lisbona, previsto in caso di violazioni ai principi fondanti dell’Ue in tema di democrazia, libertà fondamentali e diritti dell’uomo. Tra le sanzioni previste anche la sospensione del diritto di voto nell’ambito del Consiglio Ue. Solo chi è troppo ingenuo o in mala fede – conclude Camaiora – può pensare che in una società globalizzata non abbiano portata internazionale anche gli scontri politici».

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