Politica

Un paese senza pace (sociale)

Una vicenda che riempie i giornali di questi giorni, è quella delle case negate e poi restituite ai rom a Milano, e che vede come protagonisti il procuratore della Repubblica Armando Spataro da una parte, e sindaco e prefetto di Milano dall’altra.
Un tira e molla e dietro front fra diverse competenze che pone al centro del dibattito politico, se mai ce ne fosse stato bisogno, quello degli immigrati clandestini e dei rom, tematica complessa che vede impegnata tutta l’Euro zona da tempo. Per cominciare, la vicenda.
Tutto inizia con la chiusura del campo nomadi di via Triboniano che entro la fine dell’anno deve essere sgomberato. Per 25 di queste famiglie una delibera regionale del 5 agosto aveva autorizzato l’assegnazione di numerosi alloggi Ater.  Per 11 di questi, erano stati firmati regolari contratti d’affitto.
In ottobre, PdL  e Lega in Comune e Regione si oppongono all’assegnazione delle case ai rom e Maroni ordina al Prefetto di recuperare gli alloggi.
Nei giorni scorsi, il giudice civile del Tribunale di Milano ha accolto il ricorso di 10 rom stabilendo che entro il 12 gennaio dovranno avere le case promesse.
Come se non bastasse, invece di lasciare il compito ad esclusivo appannaggio della politica, come dovrebbe essere, e non ritenendo sufficiente che una giustizia civile faccia il suo corso, entra in scena addirittura la magistratura penale con l’iscrizione nel registro degli indagati del Comune di Milano, colpevole di scelte discriminatorie a livello razziale.
Mi chiedo io, perché esacerbare il clima già così avvelenato, negando la pace sociale di cui questo paese ha diritto? Pace sociale che viene a mancare sia quando sindaci, consiglieri, e vari politici locali propongono iniziative, magari provocatorie, ma pur sempre segnali indicativi di un malessere sociale diffuso, sia quando la magistratura interviene in questioni che andrebbero lasciate alle amministrazioni locali e alla collettività.
Ora, non sarebbe giusto che quelle case siano assegnate a italiani, prima che a immigrati rom? Senza contare che molte persone saranno costrette ad avere vicini di casa con i quali la convivenza potrebbe essere difficile e non del tutto pacifica. Speriamo che non sia così.
Vorremmo che l’integrazione e l’antirazzismo nascessero con altri meccanismi e motivazioni che non l’intervento delle procure.

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