Dopo due ore di colloquio con Giuseppe Conte a Palazzo Chigi accordo raggiunto tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Rimane in piedi il sodalizio tra i due vicepremier, che sul fronte dei conti pubblici impensierisce il presidente del Consiglio. Una tregua tra i due vice in attesa di decisioni nette su come impostare, tra l'altro, il rapporto con l'Ue. Il dialogo tra i tre si riavvia ma su come evitare la procedura d'infrazione Ue restano divergenze e tensioni.
La presidenza del Consiglio, dal canto suo, in una nota definisce il confronto "aperto e molto concreto". E spiega « Si e' concordato di portare domani (oggi, ndr) in Consiglio dei ministri il decreto Sicurezza bis, considerato che su di esso era già stata anticipata dal presidente la disponibilità a portarlo all'esame del primo Consiglio utile, nella versione da ultimo concordata proprio a ridosso della consultazione elettorale europea. Si è altresì concordato di accelerare sulla proposta legislativa sul salario minimo attualmente in discussione presso la competente commissione al Senato».
La nota continua « Il presidente e i vicepresidenti torneranno a riunirsi nei prossimi giorni per completare il piano di azione da perseguire sino alla fine della legislatura. Sarà necessario, inoltre, un incontro con i tecnici del Mef e il ministro Tria per mettere a punto una strategia da adottare nell'interlocuzione con l'Europa, volta ad evitare una procedura di infrazione per il nostro paese, e per impostare una manovra economica condivisa»
Per la prima volta dopo le europee e a due mesi dall'ultimo vertice politico i tre sono tornati a parlarsi. Di Maio e Salvini scelgono l'aggettivo “positivo” per definire il clima della riunione. E quando Salvini rientrando a casa dice ai cronisti di non aver "mai avuto dubbi" sulla prosecuzione del governo, sembra per ora allontanare i rischi di rottura. La cena a Palazzo Chigi serve soprattutto a riavviare un rapporto personale tra premier e vice assai incrinato nelle ultime ore per gli ultimatum del presidente del Consiglio.
Ma a notte fonda, fonti leghiste assicurano che la riunione ha permesso di ricucire almeno sul piano personale. Sul rapporto con l'Ue, però, l'interlocuzione ai vertici di governo sembra appena iniziata. Tanto che, raccontano a caldo fonti ben informate, quando si arriva a discutere su come trattare con Bruxelles il dialogo si stoppa e le posizioni restano invariate.
Mentre il premier continua a perorare la necessità di fare «tutto il possibile per salvare i risparmi degli italiani» da una posizione che, anche a Palazzo Chigi, descrivono come sfavorevole negli equilibri europei, Salvini dice subito no a qualsiasi ipotesi di «manovra correttiva e aumento tasse» e Di Maio ribadisce che «Priorità è abbassare le tasse» ma non si spende sul no alla manovra correttiva».
Fonti ufficiali dicono che del dossier nomine non si sarebbe parlato, ma nella maggioranza si da ormai per prossima la scelta del ministro per gli Affari Ue su sponda leghista, in pole il nome di Alberto Bagnai, e resta aperto il nodo del profilo da scegliere come commissario Ue, con Giancarlo Giorgetti che nelle ultime ore sembrerebbe meno convinto a lasciare Palazzo Chigi.
Questa mattina ai microfoni di Rtl 102,5 il vice premier Luigi Di Maio, parlando del vertice di ieri a Palazzo Chigi ha detto «Per me di manovre correttive non se ne deve neanche parlare» E parlando della procedura d'infrazione della Commissione europea «Noi dobbiamo essere forti delle nostri convinzioni, siamo paese fondatore e siamo al pari di Francia e Germania. Siamo paese che può pretendere rispetto. Abbiamo tutto quello che serve per pretendere che prossima Legge di bilancio aumenti gli stipendi e abbassi le tasse. Non credo che l'obiettivo sia andare contro l'Unione europea, ma dobbiamo abbassare le tasse e aumentare gli stipendi attraverso il dialogo». Ed ha aggiunto «Nessuno riuscirà mai a mettermi contro il presidente del consiglio che ha sempre portato avanti le battaglie alla Commissione europea. Non mi interessa andare allo scontro, per me di Manovre correttive non se ne deve neanche parlare».
In una intervista a "Libero Quotidiano" Salvini ha detto « Continuo a ritenere che questo governo, con le condizioni politiche attuali, sia l'unico possibile. Noi vogliamo fare, non litigare. A meno che… Deve essere chiaro a tutti che io sto al governo per aiutare gli italiani. Se uno pensa di stare lì a vivacchiare, si sbaglia di grosso» E « Non capisco le preoccupazioni di Conte. Io voglio fare il ministro dell'Interno e basta. Gli altri però devono cambiare passo. In ballo non ci sono voti in più, ma il futuro dell'Italia».
Tra le fila dei partiti c'è chi rimanda il redde rationem di un'eventuale crisi tra fine giugno e inizio luglio quando alcuni nodi, a partire dalla decisione Ue e dalla Tav, verranno al pettine.