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TikTok: il ban per la Commissione Europea

Scritto da vocealta

Negli ultimi anni, TikTok è diventata una delle app di social media più popolari al mondo, in particolare tra i giovani. Nonostante la sua crescente popolarità, ci sono tuttavia crescenti preoccupazioni sulla sicurezza nazionale e sulla privacy dei dati degli utenti associati all’app.

TikTok, di proprietà della società cinese ByteDance, ha attirato l’attenzione delle agenzie governative di tutto il mondo per la sua raccolta di dati degli utenti e il rischio di utilizzo improprio da parte di terze parti. In particolare, ci sono preoccupazioni sulle possibili connessioni tra TikTok e il governo cinese.

Già nel 2020 il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti aveva avvisato il proprio personale militare di evitare di utilizzare TikTok, citando il rischio di esposizione dei dati personali degli utenti e il potenziale per lo spionaggio cinese, e lo stesso social era anche stato bannato dall’India per preoccupazioni sulla sicurezza nazionale.

Tuttavia, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina e la politica di non schieramento che ha adottato la Cina a riguardo, le preoccupazioni sulla sicurezza del social sono aumentate a dismisura. Ad inizio Dicembre, già nel Senato degli Stati Uniti era passata all’unanimità una legge che prevedeva il ban di TikTok da tutti i dispositivi aziendali e personali dei dipendenti federali per “legittime preoccupazioni per la sicurezza nazionale”, come ha affermato il segretariato al Tesoro Janet Yellen.

Dopo il divieto negli Stati Uniti, seguito dall’introduzione in 26 atenei universitari americani del divieto di navigare sul social con il wi-fi dell’università e dalla proposta della legge bipartisan del senatore della Florida, Marco Rubio, che prevede il completo ban dell’app nel territorio americano, queste preoccupazioni si sono spinte oltreoceano.

Lo scorso 23 febbraio, infatti, la Commissione Europea ha chiesto ai suoi dipendenti di rimuovere entro il 15 marzo TikTok dai propri dispositivi, sia aziendali sia personali, al fine di «garantire la sicurezza informatica». Una decisione «specifica e interna alla Commissione, non per tutti gli altri o per gli Stati Membri», come ha specificato il portavoce della Commissione Europea Eric Mamer. Tuttavia, non è detto che una decisione analoga non venga presa anche dal Consiglio dell’Unione Europea e, successivamente, da altre istituzioni europee e nazionali.

A spiegare le motivazioni celate dietro questa decisione è stato invece il commissario europeo al Mercato Interno Thierry Breton, che ha dichiarato «La Commissione europea è un’istituzione che, come altre, ha un grande focus sulla cybersicurezza e sulla protezione dell’insieme dei nostri colleghi e di quanti lavorano nella Commissione europea. Per questo prendiamo a volte delle decisioni per far sì che nel contesto attuale, dove vediamo molte attività nella cybersicurezza, possiamo garantire la sicurezza. Ecco il motivo di questa decisione».

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