L’Italia è il primo Paese produttore di Tabacco in Europa e il 14esimo a livello mondiale, degli oltre cento Stati che lo coltivano. In Italia infatti si contano circa 2.500 produttori, concentrati soprattutto in Veneto, Umbria, Campania, Toscana e Lazio. Tutte aree dove il tabacco rappresenta la storia, la tradizione e oggi anche l’eccellenza tecnologica del Paese. La filiera si estende su circa 16mila ettari e produce diverse varietà per un totale di oltre 60 milioni di kg all’anno, che generano entrate che superano i 150 milioni di euro e con un numero di occupati che supera le 65.000 unità. Negli ultimi anni il settore ha saputo reinventarsi e ristrutturarsi per tornare competitivo sul mercato globale senza poter contare però su sostegni comunitari e incontrando non poche difficoltà, con l’obiettivo di garantire sostenibilità alla filiera.
Di questo si è parlato oggi nel corso della tavola rotonda "Sostenibilità della filiera Tabacco" promossa, a Roma, a Palazzo della Valle, da Confagricoltura – La Confederazione Generale dell’Agricoltura Italiana, tra le più antiche associazioni di categoria che rappresenta e tutela l'impresa agricola italiana – e British American Tobacco Italia (Bat Italia), una delle principali aziende internazionali del settore.
All’evento sono intervenuti, tra gli altri, il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti e l'ad di British American Tobacco Italia Andrea Conzonato.
Quest’ ultimo ha evidenziato come «BAT ha fatto del tema del sostegno alla filiera un punto centrale della sua presenza in Italia. Tra il 2011 e il 2017 ha acquistato tabacco italiano per circa 150 milioni di euro. Nel solo 2017 ha stanziato 20 milioni per l’acquisto di tabacco di elevata qualità proveniente soprattutto dal Veneto e dalla Campania, che si inseriscono in un più ampio piano di investimenti da 1 miliardo di euro in 5 anni avviato nel 2015 esteso anche ad altri ambiti del Made in Italy. Oggi BAT vuole dare un ulteriore concreto segnale di sostegno, raddoppiando gli acquisti di Burley».
«Molti avevano dato per spacciata questa filiera, a cui Bruxelles ha negato qualsiasi forma di aiuto diretto e indiretto. Abbiamo difeso la coltivazione e le aziende che, nonostante le criticità, hanno saputo mantenere la loro vitalità ed hanno fatto di sostenibilità, qualità e aggregazione i loro punti di forza. Si tratta di imprese innovative e all’avanguardia e certamente tra le prime ad avvalersi di digitalizzazione ed informatizzazione. La decisione di BAT di incrementare l’acquisto di tabacco italiano Burley va proprio in questa direzione: valorizzare il prodotto, offrire nuove opportunità e contribuire alla sostenibilità della filiera», ha sottolineato invece il presidente Giansanti.
Il convegno, impreziosito dalla presentazione di Nomisma e dall’approfondimento sulle politiche agricole nazionali e comunitarie dell’ex ministro per le Politiche Agricole Mario Catania e del presidente di APTI Domenico Cardinali, ha rappresentato l’occasione per mettere in luce le criticità e i punti di forza della filiera.
Andrea Conzonato ha poi sottolineato la centralità nell’attività di Bat della sostenibilità, che rappresenta «uno dei pilastri della strategia aziendale e pervade ogni ambito delle nostre attività, con l’obiettivo di garantire un approccio sempre rigoroso, strutturato e responsabile». Sono più di 2.5 i miliardi di dollari infatti investiti, a partire dal 2012, in prodotti di nuova generazione a rischio potenzialmente ridotto, grazie ad una intensa attività di ricerca scientifica e tecnologica. costantemente a raggiungere ambiziosi obiettivi a tutela dell’ambiente: nel 2017, -47% di emissioni di CO2, -33% di acqua utilizzata e -68% di rifiuti prodotti”.
Il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti infine ha concluso rivolgendo un appello alle istituzioni europee: «Bruxelles deve rivedere le sue non politiche per il settore tabacchicolo e permettere alle aziende di reggere la competizione, coniugando esigenze diverse, tra cui la libera concorrenza degli operatori, la corretta informazione ai consumatori adulti, la tutela della salute, la sostenibilità del comparto. Ci troviamo davanti ad un quadro internazionale che conta numerosi Paesi concorrenti (India, Brasile, Africa australe), dove i costi di produzione e del lavoro, non sono comparabili con quelli europei. Ci impegneremo perché l’Italia continui ad essere, in termini quantitativi e qualitativi, leader in Europa nella produzione di tabacco».
A cura di Giovanni Cioffi