Il governo tedesco ritiene che sia «estremamente difficile» in questa fase attuare il rimpatrio dalla Siria dei jihadisti europei, come richiesto dal presidente Donald Trump. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Heiko Maas, intervenendo sulla tv pubblica tedesca, domenica sera. Un ritorno potrebbe essere possibile solo se «siamo in grado di garantire che vengano inviati immediatamente in tribunale e che saranno arrestati», ha detto Maas, intervistato sul primo canale televisivo tedesco, la Ard. «Abbiamo bisogno di informazioni giudiziarie, e questo non è il caso»; e dunque in queste condizioni un rimpatrio sarebbe «estremamente difficile». Maas ha aggiunto che Berlino vuole «consultarsi con Francia e Gran Bretagna su come procedere». Il tema dovrebbe essere discusso oggi dai ministri degli Esteri Ue che si incontrano per discutere, tra l'altro, «la situazione in Siria e in particolare gli ultimi sviluppi sul terreno» del conflitto.
E anche Parigi rimanda al mittente l'appello, lanciato dal presidente Usa Donald Trump ai Paesi europei, affinché rimpatrino dalla Siria i jihadisti europei. «C'è un nuovo contesto geopolitico con il ritiro degli Stati Uniti» dalla Siria, ha spiegato il ministro della Giustizia francese, Nicole Belloubet, parlando all'emittente France 2. «Per ora non cambieremo la nostra politica», ha continuato, «in questa fase la Francia non risponderà alle domande" di Trump. Il governo francese ha sempre rifiutato di rimpatriare i 'foreign fighter' e le loro mogli. Il ministro degli Esteri di Pargi, Jean-Yves Le Drian, li ha definiti «nemici» della nazione, che devono essere processati o in Siria o in Iraq. Secondo fonti diplomatiche e militari, le Forze democratiche siriane guidate dai combattenti curdi detengono 150 cittadini francesi, di cui 50 adulti, nel nord-est della Siria. Parigi sta già provando a rimpatriare i minori, valutando caso per caso.