La Società italiana di neonatologia in occasione della Giornata Mondiale dei Difetti Congeniti, il World Birth Defect Day che si celebra, ormai da cinque anni, il 3 marzo, lancia l'allarme su una questione di grande rilevanza per la sanità pubblica, ma poco conosciuta.
Ogni anno in Italia nascono circa 25mila neonati che presentano una malformazione, 480 ogni settimana. Un numero enorme, su cui non si fa ancora abbastanza in termini di prevenzione preconcezionale e di assistenza post natale. I difetti congeniti attualmente sono responsabili di circa il 25 per cento della nati mortalità e del 45 per cento della mortalità perinatale e rappresentano nel mondo occidentale la più importante causa di morte nel primo anno di vita.
La Giornata mondiale e' mirata ad aumentare la consapevolezza del problema nella popolazione in generale e a sensibilizzare i decisori della sanità pubblica, allo scopo di portare avanti una sempre migliore politica di prevenzione e di dare una migliore assistenza ai pazienti con difetti congeniti, in particolare nelle condizioni più rare, integrando le cure in modo più efficiente a livello locale.
Il diritto alla Salute, inteso nel senso più ampio del termine, va soddisfatto per tutti i bambini e gli adulti che presentino un difetto congenito. Le opportunità educative, sociali e lavorative vanno perseguite con maggiore determinazione per migliorare la qualità della loro vita e far sì che possano sentirsi realizzati nelle proprie abilità personali.
Secondo Fabio Mosca presidente del Sin «Manca una politica organica di prevenzione che inizi ben prima della gravidanza, appena la coppia comincia a pensare di avere un bambino. Il risultato e' che sono ancora poche le coppie che si rivolgono ai servizi sanitari per prevenire il problema dei difetti congeniti».
Un solo dato, ma molto indicativo, e "italiano": «la possibilità di iniziare una gravidanza con un livello ottimale di folatemia per ridurre il rischio dei difetti del tubo neurale (e non solo!) dovrebbe essere offerta al 100 per cento delle future madri attraverso una prolungata assunzione di acido folico (0.4 mg/die) prima del concepimento, ma tale possibilità è concretamente offerta solo nel 20-25 per cento di loro»