La rivolta popolare alimentata dalle sigle d'estrema destra a Torre Maura, estrema periferia Est della capitale, ha funzionato. I 70 rom (33 bambini, 22 donne delle quali tre in stato avanzato di gravidanza) ospiti da martedì nel centro d'accoglienza per casi fragili in via dei Codirossoni saranno spostati nelle altre strutture cittadine "entro sette giorni".
La decisione è stata presa al termine di un lungo incontro svoltosi nella presidenza del VI municipio tra una delegazione dei cittadini della zona e il capo di gabinetto della sindaca Raggi, Stefano Castiglione, la dirigente dell'ufficio rom del Comune, e il presidente del municipio Roberto Romanelli che ha dichiarato:« Abbiamo perso tutti».
Ed ha aggiunto « Da oggi la Sala operativa sociale del Campidoglio inizierà a svuotare il centro, certo si parla tanto di integrazione e da qualche parte si sarebbe dovuto iniziare, in questo caso siamo proprio caduti dal pero, non eravamo stati informati di nulla. C'è stato un grave difetto di comunicazione (col Comune,ndr), non deve più accadere».
Le famiglie rom erano state trasferite nell'ex casa di riabilitazione in seguito a un bando di gara europeo indetto dal Comune nel 2015 perché la vecchia struttura che li ospitava, in via Toraldo, a soli tre chilometri di distanza da Torre Maura, andava chiusa perché il proprietario doveva rientrare in possesso dei locali.
"Quei bastardi devono bruciare", ha continuato a urlare la folla inferocita, circa 300 persone, che dalle 15 ha iniziato a presidiare l'ingresso del centro martedì sera. Poco prima delle 23 qualcuno ha dato fuoco a una macchina di servizio degli operatori del centro parcheggiata di fronte all'ingresso della struttura di accoglienza. La folla ha provato a ostruire il passaggio anche ai mezzi dei vigili del fuoco. Gli agenti in assetto antisommossa sono intervenuti più volte per ristabilire la calma.
A sostenere la protesta dei residenti, esasperati dalla mancanza di servizi e dall'incuria verso questo territorio per troppo tempo dimenticato dalle istituzioni, sono accorse le sigle di estrema destra CasaPound, Forza Nuova, Azione Frontale. Già nel primo pomeriggio di ieri un gruppo di cittadini aveva rovesciato e incendiato alcuni cassonetti per evitare l'ingresso dei rom. Sono stati calpestati e distrutti i pasti a loro destinati (dei panini) mentre più di qualcuno urlava: "Devono morire di fame".
A dare il via alla rivolta, Giuseppe Andrea Barillaro, un libero professionista 30enne, residente nelle case popolari vicino al centro che ospita i rom che ha detto:«Sono stato io a innescare la rivolta, verso le 15 stavo andando a lavorare col carro attrezzi, ho visto le macchine di servizio del Comune, ho chiesto cosa stava succedendo e mi hanno risposto che stavano sistemando i rom, a quel punto mi sono fermato e ho iniziato ad avvisare tutto il quartiere».
In precedenza la struttura ospitava un gruppo di migranti inseriti nel sistema di protezione per richiedenti asilo politico (Sprar). Secondo Lucia Martelli, una casalinga 75enne residente «Quelli non davano fastidio a nessuno, erano gentili, salutavano sempre: un ragazzo una volta ha anche fermato l'autobus per non farmelo perdere. Ma i rom rubano, ho paura che mi entrino in casa, qui abbiamo già tanti problemi».
Ed aggiunge «Qui vicino non c'è nemmeno il supermercato, io non ho la macchina, devo prendere l'autobus per andare a fare la spesa. E lo sapete che il 556, l'unica linea che arriva qui la vogliono sopprimere perché è poco utilizzata? E noi come facciamo?». Barillaro annuisce. «Abito qui dal 1988, ho tre figli di 13, 5 e tre anni. Se loro rimangono non potranno più uscire di casa, i rom sono animali, oggi pomeriggio ci facevano il dito medio dalle finestre. È già sparita una bicicletta nel cortile sotto casa mia».
La rabbia è tanta. Altri residenti, estranei ai movimenti di destra, non si fidano dell'esito della promessa del Comune e rilanciano la protesta. Forza Nuova annuncia un presidio permanete «dalle 19 di mercoledì fino a quando l'ultimo rom non sarà andato via».