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Rischio taglio di 2,6 miliardi, farmaci, ospedali e ambulatori

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Scritto da vocealta

sanitaFarmaci e ospedali e ambulatori privati accreditati. Sempre gli stessi capitoli sarebbero chiamati in causa per arrivare agli oltre 2 miliardi e mezzo di tagli, se domani in Consiglio dei Ministri dovessero essere confermate le bozze della legge di stabilità circolate. Bozze che «non sono il testo per il Cdm» precisa una nota del Tesoro, ma che bastano a far lanciare a tutto il settore, Regioni, sindacati, industria del farmaco, ministro della Salute in testa, l’allarme rosso, l’allerta massima. Perché a questo punto, come ha ribadito Beatrice Lorenzin, il sistema non regge più, «non può più sopportare tagli» se si vogliono mantenere «certi standard».

Nero su bianco, nella bozza in possesso dell’ANSA, il governo – oltre a prevedere di accorciare di un anno, da 5 a 4, le scuole di specializzazione di area sanitaria – per il momento ha scritto infatti che gli stanziamenti per la sanità saranno ridotti di 500 milioni nel 2014, 1.040 milioni nel 2015 e 1.110 milioni nel 2016. E oltre la metà dei risparmi si otterrebbero appunto da una ulteriore sforbiciata alla spesa farmaceutica per 660 milioni in tre anni (220 l’anno) attraverso l’ennesima rideterminazione dei tetti di spesa (dall’11,35 all’11,3 per cento per quella territoriale e dal 3,5% al 3,3% per quella ospedaliera).

E di nuovo sarebbero tagliati i tetti di spesa per le prestazioni di assistenza ospedaliera e specialistica dei privati accreditati, che passerebbero da un taglio del 2% a un taglio del 4% (per 840 milioni in tre anni, 280 l’anno). Ma potrebbero essere anche altri i settori chiamati a contribuire, visto che così all’appello per arrivare al totale di 2,650 in tre anni manca ancora circa 1 miliardo. Leggi se si vuole mantenere l’universalismo del sistema e qualità delle cure in tutto il territorio. Ma i tecnici sono al lavoro, anche perché l’imput politico del governo è che non si può fare una manovra sulla sanità. Si cercherà «una soluzione equa per tutti» si è limitato a dire il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, che, secondo quanto riferito più volte da Lorenzin non avrebbe mai confermato in sua presenza, nemmeno in un incontro di ieri, i tagli alla sanità pubblica. Di certo non si tratta però, come ha ripetuto per tutto il giorno il ministro, di «rumors da scantinato del ministero dell’Economia».

Il braccio di ferro è in corso, con duri scontri fra le parti, e ci sono ancora 24 ore di tempo per scongiurare i tagli. In queste ore si starebbe lavorando febbrilmente per cercare almeno di ridurre un intervento che difficilmente però sembra poter essere del tutto cancellato. Anche perché di risorse il governo ha bisogno per finanziare in primis il taglio del costo del lavoro, e se non dalla sanità, da qualche altra voce quei fondi andranno trovati. Lorenzin ha promesso di battersi «come una leonessa», anche perché ha fatto del ‘basta tagli, quello che si risparmia si reinveste per l’efficienza del sistema e la qualitaàdelle cure’ il leitmotiv del suo mandato al dicastero di Lungotevere a Ripa. Al suo fianco le Regioni, d’accordo nell’idea che eventuali risparmi vadano pensati, e gestiti, da ministero e governatori insieme e nella cornice del Patto per la Salute, senza le ‘forbici’ dell’Economia di mezzo. I governatori al momento restano cauti perché aspettano ”il testo definitivo”, per vedere se il governo manterrà impegni presi più volte, in primis «la copertura dei 2 miliardi di ticket», come spiega Vasco Errani che nei giorni scorsi, a quanto si apprende, avrebbe avuto un incontro riservato con il premier Enrico Letta.

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