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Rehn bacchetta l’Italia, Letta replica, facciamo sul serio

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Scritto da vocealta

RehnLe polemiche di politica interna per un giorno lasciano spazio ad un duro confronto a distanza tra il commissario Ue agli Affari Economici, Olli Rehn, e il governo italiano. All’esponente di Bruxelles che non nasconde «scetticismo» per gli sforzi italiani per la riduzione del debito, replica il presidente del Consiglio, Enrico Letta, rivendicando l’azione portata avanti dal suo esecutivo.

E anche il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, torna ad insistere sulla necessità di politiche europee orientate alla crescita. «L’Italia -afferma Rehn- è in linea, anche se di poco, con il criterio del 3% e questo ha consentito al Paese di uscire dalla procedura per deficit eccessivo che è importante per la sua credibilità sui mercati finanziari. Inoltre l’Italia deve rispettare un certo ritmo di riduzione del debito, e non lo sta rispettando. Lo scetticismo è un valore profondamente europeo. E io ho il preciso dovere di restare scettico, fino a prova del contrario».

«C’è una contraddizione nei termini usati da Rehn -replica Letta– che, come commissario, ha il dovere di essere garante dei trattati europei, in cui però non c’è la parola scetticismo, un tema che appartiene al dibattito politico che se Rehn vuole usare deve togliersi la giacca da commissario europeo. Rehn ripete cose già dette e che noi faremo: le privatizzazioni e la spending review sono capitoli fondamentali dell’attività di governo. Il segnale è che l’Italia fa sul serio, è finita la crescita del debito e dal 2014 inizierà a scendere con privatizzazioni e con le misure inserite nella legge di stabilità». «Dobbiamo essere soddisfatti e orgogliosamente consapevoli degli sforzi fin qui compiuti per risanare le finanze pubbliche», afferma invece il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che poi avverte: sulle politiche economiche l’Ue deve «cambiare rotta», è indispensabile «doppiare il capo del passaggio da una fase di recessione ad una di crescita». Infatti «il rapporto deficit-Pil viene fatalmente influenzato da una mancata crescita».

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