Quello che era stato pronosticato come un risultato scontato si è confermato come tale alla pubblicazione degli exit poll: al referendum per il taglio dei parlamentari vince il «Sì» con il 69,6% dei consensi. A gioire del risultato è in primis Luigi Di Maio, capo del M5S e da sempre leader nella battaglia per il taglio dei parlamentari, che ha commentato il risultato definendolo «storico». Anche l’altro leader della maggioranza, Nicola Zingaretti, che ha deciso di appoggiare il taglio e sostenere il partner nell’Esecutivo nonostante avesse votato contro quando era all’opposizione, ha annunciato una stagione di riforme.
Un dato interessante che emerge dal voto referendario è relativo all’affluenza: nei comuni in cui si è votato solo per il referendum si è registra una affluenza del 48,2%, mentre dove si è votato anche per le regionali del 63,7%. Tuttavia, va sottolineato che le regioni nelle quali si è votato sia per il referendum che le elezioni regionali rappresentano circa un terzo dell’elettorato in Italia.
Gli elettori si sono sostanzialmente allineati alla linea indicata dai vari partiti: l’elettorato di PD e soprattutto 5 Stelle ha compattamente votato per il «Sì» e solo una minima parte si è astenuta o votato per il «No». Anche gli elettori di Lega e Fratelli d’Italia si sono espressi a favore del «Sì», mentre gli elettori di Forza Italia si sono divisi tra un voto favorevole e uno contrario alla riforma.
La riforma approvata tramite referendum si compone di 4 articoli: l’articolo 1 modifica l’articolo 56 della Costituzione, prevedendo una riduzione del numero dei deputati da 630 a 400; l’articolo 2 modifica l’articolo 57 della Costituzione e taglia il numero dei senatori da 315 a 200; inoltre, l’articolo 3 fissa a 5 il numero dei senatoria a vita in carica nominati dal presidente della repubblica; l’articolo 4, in fine, stabilisce che la riforma entra in vigore al decorrere dei 60 giorni dall’entrata in vigore della legge e si applica della data del primo scioglimento delle Camere.