Patrick Zaki, lo studente egiziano arrestato al Cairo il 7 febbraio 2020, uscirà dal carcere dopo 22 mesi di detenzione. Il giudice monocratico di Mansura, però non si è espresso sull’assoluzione definitiva. La prossima udienza è fissata per l’1 febbraio 2022: «Abbiamo appreso che la decisione è la rimessa in libertà, ma non abbiamo altri dettagli al momento», ha precisato Hoda Nasrallah, legale di Zaki.
Il giovane studente dell’università di Bologna potrebbe essere liberato già oggi, anche se al momento non si hanno certezze. I legali di Zaki hanno riferito ai media presenti fuori dal tribunale che lo studente sarà prima trasferito da Mansura al carcere egiziano di Tora. Inoltre, secondo quanto si apprende, a Zaki non è stato imposto l’obbligo di firma in vista della prossima udienza, fissata il primo febbraio.
«Bene, bene, grazie», alzando il pollice, così Patrick Zaki aveva risposto dalla gabbia degli imputati a un diplomatico italiano che gli chiedeva come stesse prima del verdetto. Il diplomatico ha potuto parlagli brevemente per rappresentargli la vicinanza delle istituzioni italiane e Patrick ha ringraziato per quello che l’Italia e l’Ambasciata stanno facendo per lui.
La decisione del giudice è arrivata dopo la sospensione dell’udienza odierna, a seguito della richiesta della legale di Patrick Zaki, Hoda Nasrallah, per l’acquisizione di altri atti. In particolare, Nasrallah ha chiesto le registrazioni delle telecamere di sorveglianza dell’aeroporto del Cairo, i verbali redatti da un agente della Sicurezza Nazionale e da un agente di polizia, oltre alle copie dei verbali di un processo civile e la convocazione di un testimone.
Con le registrazioni video, i legali vogliono chiarire che Patrick fu arrestato all’aeroporto del Cairo e non a casa propria, a Mansura, come invece sostenuto dalla Procura. I verbali richiesti sono quelli che documentano l’arresto al Cairo e che registrano il fermo a Mansura. I documenti dovrebbero dimostrare l’illegalità del fermo.
Gli atti del processo civile, invece, riguardano il caso di un cristiano che sarebbe stato discriminato e gli sarebbe stato impedito di di testimoniare per questioni di eredità contesa del 2008, come sostenne Patrick nell’articolo del 2019 sulle discriminazione dei copti in Egitto. Lo stesso articolo che è costato a Zaki l’accusa di diffusione di false informazioni. Il ragazzo denunciava i mancati provvedimenti del regime di Abdel Fattah al-Sisi per garantire la sicurezza dei cristiani copti, come la sua famiglia, nel Paese. In relazione a tutto questo, Nasrallah ha chiesto che venga acquisita anche la testimonianza di un soldato cristiano ucciso da terroristi islamici e al quale sarebbero stati negati adeguati onori, come riportato nell’articolo di Zaki.
Il giovane Zaki rischia ancora fino a 5 anni di carcere, dopo 22 mesi di detenzione, per diffusione di false informazioni, per questo la preoccupazione rimane alta, nonostante il sollievo attuale. All’esterno dell’aula del tribunale c’erano in attesa il padre, la madre, la sorella, gli amici e alcuni attivisti.
«Un enorme sospiro di sollievo perché finisce il tunnel di 22 mesi di carcere e speriamo che questo sia il primo passo per arrivare poi a un provvedimento di assoluzione», così commenta la notizia della scarcerazione, Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.
Con una nota di Palazzo Chigi il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, esprime soddisfazione per la scarcerazione di Patrick Zaki, la cui vicenda è stata e sarà seguita con la massima attenzione da parte del Governo italiano.
«La notizia che tanto aspettavamo. Patrick Zaki sarà scarcerato. Speriamo presto di poterlo riabbracciare qui a Bologna», ha dichiarato Matteo Lepore, sindaco della città.