Funzionari dell’impianto della funivia del Mottarone erano stati avvisati anni prima dei gravi problemi strutturali e di manutenzione che hanno portato alla tragedia del 23 maggio 2021, in cui hanno perso la vita 14 persone. Nel 2015, Alfredo Macrì Del Giudice, ex comandante della polizia municipale e consigliere comunale di Stresa, aveva presentato un esposto alla procura di Torino in cui descriveva una serie di preoccupazioni riguardanti l’impianto.
Nell’esposto, Macrì Del Giudice segnalava che le funi della funivia erano “arrugginite” e che venivano utilizzati dei “forchettoni“. Aveva inoltre affermato che i biglietti venivano emessi “in contabilità separata“. Descriveva l’impianto come un “rottame impresentabile” e affermava che la manutenzione era stata trascurata dal concessionario.
Nel 2019, la procura di Torino aveva aperto un fascicolo d’indagine per turbativa d’asta in relazione all’esposto, ma quest’anno il fascicolo è stato archiviato senza che Macrì Del Giudice fosse mai sentito. La notizia dell’archiviazione ha lasciato l’ex comandante della polizia municipale e consigliere comunale disperato.
Due anni dopo la tragedia, Macrì Del Giudice ha dichiarato a LaPresse di essere rimasto sconvolto quando ha sentito le ambulanze quel fatidico giorno. Il suo pensiero è andato immediatamente a ciò che aveva scritto anni prima riguardo alle condizioni delle funi e dei forchettoni. Ha affermato che sentire le ambulanze gli ha ricordato che la ferita era ancora aperta. Quando ha cercato di approfondire l’esposto, gli è stato comunicato che era in fase di indagini preliminari.
Nell’esposto del 2015, Macrì Del Giudice evidenziava che, da quando l’impianto era fermo (tra il 2014 e il 2016), la sorveglianza era stata omessa e le funi erano arrugginite. Descriveva la situazione come di “incuria” e affermava che il freno di emergenza della cabina non funzionava. Sottolineava che bastava acquisire i libri giornale della funivia e ascoltare le testimonianze di due dipendenti per comprendere cosa stesse accadendo. Ora, a distanza di due anni dalla tragedia, è ancora più evidente che le cause dell’incidente erano effettivamente la rottura della fune e l’uso dei forchettoni che impedivano il corretto funzionamento del freno d’emergenza, come identificato dalla procura di Verbania.
È sorprendente che la procura di Torino non abbia mai contattato Macrì Del Giudice e che non sia stata effettuata un’ispezione sull’impianto in base alle sue segnalazioni.
L’autore dell’esposto ha sollevato dubbi riguardo alla vittoria del bando di gara da parte delle Ferrovie del Mottarone, di cui il responsabile era Luigi Nerini. Sia Nerini che l’azienda sono stati indagati dalla procura di Verbania, guidata dalla procuratrice Olimpia Bossi, in relazione alla strage. Secondo l’esposto, ci sono alcuni elementi poco chiari riguardo a questa assegnazione. Si fa riferimento a una prima gara andata a vuoto e successivamente a una modifica al bando che ha eliminato una clausola di salvaguardia per i lavoratori. Inoltre, si parla di un milione di euro “aggiunto” come disponibilità da parte del Comune di Stresa. Secondo Giuseppe Bottini, allora vicesindaco e successivamente sindaco, questa somma era destinata a coprire spese già sostenute da Ferrovie del Mottarone all’interno del bando. Bottini ha difeso questa decisione dichiarando a LaPresse che il bando era gestito dalla Regione, in particolare da Scr Piemonte.