Piccole particelle di plastica inferiori a 5 mm, prodotte dall’uomo e presenti in grandi quantità nell’ambiente, soprattutto marino. Sono le microplastiche, che si generano tramite un processo di scomposizione (erosione, degradazione e usura) di parti di plastica più grandi provenienti da cosmetici, indumenti e prodotti di origine industriale. Sono potenzialmente dannose per la salute perché, se ingerite, potrebbero influire sulla tolleranza e sulla reazione immunitaria dell’intestino attraverso il bioaccumulo. Inoltre, è possibile che contribuiscano alla trasmissione di sostanze chimiche tossiche.
I ricercatori della Medical University di Vienne e dell’Environment Agency Austria hanno condotto uno studio monitorando otto partecipanti di otto Paesi del mondo: Italia, Finlandia, Giappone, Olanda, Polonia, Russia, Regno Unito e Austria. Ad ognuno di loro è stato fornito un diario alimentare, che prevedeva un’alimentazione basata su cibi avvolti in plastica e bevande conservate in bottiglie di plastica. L’esperimento è durato una settimana e, successivamente, sono stati analizzati campioni di feci che hanno dimostrato un’elevata esposizione alla plastica di tutti i partecipanti.
I ricercatori hanno individuato fino a 9 diversi tipi di plastica, tra 50 e 500 micrometri. I più comuni erano polipropilene (PP) e polietilene tereftalato (PET). In media sono state trovate 20 particelle di microplastiche per 10g di feci.
«Questo è il primo studio di questo genere e conferma ciò che sospettavamo da molto tempo – spiega il dott. Philipp Schwabl, principale ricercatore dello studio – ossia che la plastica alla fine raggiunge l’intestino umano. Di particolare preoccupazione è quello che questo significa per noi, e soprattutto per i pazienti con malattie gastrointestinali». La situazione è allarmante se si pensa che le particelle di microplastiche più piccole possono entrare nel flusso sanguigno, nel sistema linfatico e potrebbero persino raggiungere il fegato.
La produzione di plastica continua a crescere ogni giorno e oramai fa parte della nostra vita quotidiana da più di 50 anni. Le statistiche rivelano che il 2-5% di tutte le plastiche prodotte finisce in mare. Una volta negli oceani, vengono ingerite dai pesci che, con molta probabilità, finiranno sulle nostre tavole. Attenzione a tonno, aragosta e gamberi, per non parlare del sale da cucina, contenente un'alta percentuale di microplastiche.