No a referendum-bis. Sì a un nuovo accordo che rispecchi maggiormente le volontà del Parlamento. Theresa May è al bivio Brexit.
Bocciato il suo accordo ma salvata la poltrona da Premier britannico, Theresa May ha esposto al Parlamento i punti cardine del suo Piano B. La discussione avverrà il prossimo 29 gennaio. Una cosa è chiara: May non vuole concedere un referendum-bis. È categorica su questo e farà di tutto affinché l’uscita del Regno Unito avvenga tramite voto parlamentare favorevole ad un suo nuovo accordo.
Questo nonostante nei colloqui allargati degli ultimi giorni molti parlamentari (di opposizione) le avessero chiesto di tornare alle urne, ma la sua risposta è sempre stata univoca: «Il nostro dovere è quello di dare concretezza alle indicazioni del primo referendum». Un secondo referendum «minerebbe la fiducia» del popolo britannico. Bocciata dunque la proposta di Corbyn, che per la prima volta aveva parlato di ritorno al voto.
Dunque May su cosa si impegna? Innanzitutto a coinvolgere maggiormente il Parlamento, a garantire i diritti attuali sul lavoro, ambiente e sanità e infine a mantenere un confine senza barriere in Irlanda del Nord. No quindi a backstop e a rimettere in causa l'accordo di pace del Venerdì Santo. Non solo, May promette che eliminerà la tassa da 65 sterline sulla richiesta di residenza nel Regno Unito per i cittadini europei oltre a garantire loro la rimozione di ogni «ostacolo di tipo finanziario». Su questo ha trovato una sponda anche nel leader dell’opposizione laburista.
Ma se il giorno della Brexit si avvicina (29 marzo) il voto del Parlamento è lontano e di certo non arriverà prima di febbraio. «Questo è il momento in cui Londra deve parlare», ha affermato Margaritis Schinas, portavoce della Commissione Europea. Schinas non ha parlato di revisione degli accordi, ma molti ministri degli Esteri dell’Unione Europea hanno chiuso categoricamente a nuove trattative.