Plaisir de vivre

La Notte degli Oscar

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I vincitori, le performance e le dichiarazioni della 91° edizione

Sono molti i retroscena della notte più chiacchierata dell’anno che in questa edizione ha dovuto far fronte a svariati imprevisti, primo fra tutti l’assenza di un presentatore ufficiale. L’attore e comico Kevin Hart, a cui inizialmente era stata affidata la conduzione, ha rinunciato infatti all’incarico dopo essere finito nel centro di uno scandalo mediatico a causa di alcuni suoi vecchi tweet di stampo omofobo. I vincitori sono così stati annunciati da un nutrito gruppo di celebrità che si è alternato sul palco. Ad aprire le danze il terzetto Fey, Porhler e Rudolph, che hanno aperto la serata con una serie di battute sottili contro il sessismo imperante anche a Hollywood, seguiti da attori, cantanti e registi, fino ad una splendida Julia Roberts per l’oscar al miglior film.

L’assenza di un presentatore si è comunque fatta sentire e la simpatia degli improvvisati conduttori non è bastata a dare brio ad una serata che si è svolta all’insegna della monotonia.

Tuttavia non sono mancati momenti degni di nota, primo fra tutti l’esibizione di apertura dei Queen, che sulle note di “We will rock you” e “We are the champions”, cantate da Adam Lambert, hanno reso omaggio allo scomparso Freddie Mercury, interpretato da Rami Malek in Bohemian Rhapsody, che proprio con questo ruolo si aggiudica l’Oscar come miglior attore.

Emozionante anche il duetto di Bradley Cooper e Lady Gaga che vale loro l’Oscar per la miglior canzone. Nonostante le nove nomination si aggiudicano una sola statuetta, ma tanto basta per consacrare Lady Gaga come la prima artista nella storia ad aver vinto un Golden Globe, un Grammy, un BAFTA e un Oscar in un solo anno, rendendo “Shallow”, questo il nome della canzone tratta da “A star is born”, il brano più premiato di sempre.

È un’incredula Olivia Colman invece a portarsi a casa l’Oscar come miglior attrice per la sua interpretazione della regina Anna nella commedia noir “La favorita”, a discapito dei pronostici che vedevano vincitrice Glenn Close, protagonista di “The wife”.

Roma” del regista messicano Alfonso Cuaròn si è aggiudicato tre statuette: miglior regia, miglior fotografia e miglior film straniero. Ma, sebbene fosse dato per favorito, si è visto sfilare l’Oscar per il miglior film da “Green Book”, che trionfa anche per la migliore sceneggiatura originale e, conMahershala Alì, per il miglior attore non protagonista.

Regina King non smentisce invece i pronostici, e viene incoronata come miglior attrice non protagonista per il suo ruolo nel film “If baele street could talk” (Se la strada potesse parlare).

Con “BlaKkKlansman”, che si era presentato con ben cinque nomination, Spike Lee si aggiudica il suo primo Oscar per la miglior sceneggiatura non originale. Nel suo discorso di ringraziamento, Lee parla del periodo della schiavitù nera e della segregazione razziale ricordando che la storia, “nel bene o nel male, tende a ripetersi e che sta a noi fare qualcosa per migliorare le cose”. L’attore statunitense ha concluso sottolineando l’avvicinarsi delle elezioni politiche del 2020 e invitando tutti a “fare la cosa giusta”. Una riflessione sulla politica attuale che è stata ripresa, più o meno velatamente, anche da altre celebrità come Malik, che ha ricordato come Mercury fosse un immigrato e un omosessuale, in un momento storico in cui era impossibile anche solo pensarlo, e Cuaròn che ha speso un pensiero per gli “invisibili” della società, proprio come la protagonista del suo film.

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