Dagli Stati Uniti arriva una polemica fresca di giornata. Tutto nasce dopo le dichiarazioni di Steve Bannon alla Bbc: l’ex stagista della Casa Bianca, infatti, sostiene che Martin Luther King sarebbe stato «orgoglioso» delle politiche economiche di Donald Trump, come l'aumento dell'occupazione dei neri che ha raggiunto il più basso tasso di disoccupazione nella storia Usa, l'aumento degli stipendi della working class e lo stop alla forza lavoro degli stranieri illegali. La figlia del celebre difensore dei diritti civili e dei neri, Bernice King, respinge la tesi di Bannon che, secondo lei, ha «pericolosamente ed erroneamente cooptato il nome di mio padre», aggiungendo che suo padre sarebbe «estremamente disturbato» dai recenti eventi. La figlia di “MLK” sottolinea inoltre che il leader del movimento per i diritti civili degli afroamericani non avrebbe mai sostenuto Donald Trump perché la sola idea «ignora completamente il suo impegno verso la gente di tutte le razze e nazionalità». L’impegno del padre, osserva ancora la donna, non era «di nicchia, ma globale – e continua – Era un attivista per i diritti civili dei neri in America, ma era anche un attivista per i diritti umani». La figlia dell'attivista statunitense sottolinea, poi, che il padre «non avrebbe mai contrapposto un gruppo ad un altro nella lotta per la giustizia, come Bannon tenta di fare».