La Fed, la banca centrale americana, conferma la sua determinazione nella lotta all’inflazione e alza i tassi di interesse dello 0,25%. Il costo del denaro sale così fra il 4,75% e il 5%. Inoltre, la Federal Reserve ha rivisto leggermente al ribasso il Pil per 2023 e 2024, rispettivamente al +0,4% e al +1,2%. Il tasso di disoccupazione per quest’anno è invece previsto al 4,5%.
«Il sistema bancario americano è solido, resiliente e ben capitalizzato», assicura il presidente della Fed, nonostante nelle ultime settimane siano «emerse serie difficoltà in un numero di piccole banche». L’inflazione, spiega Powell, resta «troppo alta» e la «strada per riportarla al 2% è ancora lunga e accidentata». Di conseguenza, ulteriori rialzi del costo del denaro saranno probabilmente necessari. Il 2023 potrebbe chiudersi con tassi di interesse al 5,1%, ma se necessario, potrebbe ulteriormente alzarli. Invece il costo del denaro dovrebbe attestarsi al 4,3% alla fine del prossimo anno.
La rapidità dell’intervento americano viene constatata anche dal governatore della Banda d’Italia, Ignazio Visco, il quale osserva «La vigilanza ha avuto difetti ma sono state prese decisioni rapide, specie negli Usa e credo che se noi in Europa avessimo una crisi per le piccole e medie banche non avremmo uno strumento di intervento immediato» come «dico da anni».
Dopo la Fed, Wall Street chiude negativa. Il Dow Jones perde l’1,63% a 32.028,90 punti, il Nasdaq cede l’1,60% a 11.669,96 punti mentre lo S&P 500 lascia sul terreno l’1,56% a3.936,34 punti.