Le nazioni dell’Oceania lanciano un appello all’Onu e al mondo intero affinché si agisca subito contro i cambiamenti climatici. Per le isole del Pacifico il cambiamento climatico è diventato la singola minaccia più grande in assoluto, a seguito del sollevamento dei livelli dei mari e di cicloni sempre più violenti che continueranno a distruggere le comunità locali di queste isole remote se dagli stati più grandi e più potenti non si compirà qualche azione volta alla difesa del clima.
Il Forum (che comprende L’Australia, la Nuova Zelanda (escluse le Isole Cook e Niue con seggio proprio), Figi, Kiribati, le Isole Marshall, Micronesia, Nauru, Palau, Papua Nuova Guinea, Samona, le Isole Salomone, Tonga, Tuvalu e Vanuatu e i territori francesi della Nuova Caledonia e della Polinesia Francese-Tahiti, a cui si uniscono le restanti nazioni di Tokelau (neozelandese), Guam, Samoa Americane, Marianne Settentrionali (tutte e tre statunitensi), Wallis e Futuna (francese) e Timor Est come membri osservatori) si è tenuto alla presenza del Segretario generale dell’Onu Antonio Guterre a Suva, nelle Figi.
Il documento finale dell’incontro dichiara a nome di tutte le nazioni che «il tempo sta venendo meno per il Pacifico, il nostro grande continente-oceano, per le nostre migliaia di isole e per le nostre genti, forti e resilienti».
Il timore dei rappresentanti, specialmente di tutti gli stati-arcipelago decisamente più piccoli rispetto ad Australia, Nuova Zelanda e Papua e che potrebbero fisicamente scomparire sotto l’oceano, è che il loro appello, data anche la scarsa rilevanza del continente e la distanza geografica ma anche mediatica rispetto al resto del mondo, è che il proprio appello resti inascoltato. Ma proprio per questo il Forum avverte che se le nazioni del Pacifico soffrono già con particolare durezza l'effetto del cambiamento climatico, gli stessi effetti sono destinati a raggiungere il resto del mondo, se non saranno prese azioni urgenti. «Ai grandi inquinatori diciamo – scrivono – il nostro oggi nel Pacifico è il vostro domani».