Uno degli alleati chiave nelle politiche internazionali del ministro dell’Interno Matteo Salvini è sicuramente Viktor Orban, esponente della destra conservatrice e primo ministro dell’Ungheria dal 2010. Nonostante infatti i posti occupati dal partito del premier ungherese nell’europarlamento siano quelli dei moderati del Ppe (e non di frange più estremiste come quelle di Salvini e Nigel Farage), Orban ha negli ultimi anni perseguito con successo una politica spiccatamente antimigratoria e antieuropeista, cavalcando l’orgoglio nazionalista e l’odio per un nemico comune, l’ex connazionale George Soros, ora impegnato in opere di filantropia che interessano proprio i migranti nel Mediterraneo.
Secondo lo stesso Viktor Orban, questi avrebbe chiesto al suo collega di partito, Silvio Berlusconi, il permesso di incontrare Matteo Salvini e di instaurare una relazione politica e personale con il nostro ministero dell’Interno. «Voglio fare una conoscenza personale con lui – ha spiegato il premier ungherese – è il mio eroe». E in effetti in queste ore è in corso un incontro tra i due, nella Prefettura di Milano. «È un mio compagno di destino – aggiunge poi Orban – sono molto curioso di conoscere la sua personalità, sono un grande estimatore e ho alcune esperienze che forse potrei condividere con lui».
Tema centrale del meeting sarà l’immigrazione. Secondo il primo ministro dell’Ungheria, i Paesi «si suddividono in due grandi blocchi»: «qual è l’obbiettivo della nostra politica? – ha detto Orban – Bruxelles dice, e così tedeschi, francesi e spagnoli, che la loro politica consiste nel gestire al meglio l'immigrazione. In tutti i documenti europei si dice questo. Noi, che siamo nel campo opposto, diciamo invece che l'obiettivo è fermarla. Per questo noi e Salvini abbiamo la stessa posizione».
Nonostante la simpatia reciproca fra i due leader, in occasione della crisi della nave Diciotti, i relativi ministeri degli Esteri sono entrati in conflitto. La Farnesina infatti aveva chiesto anche a Budapest di accogliere una parte dei migranti, ma l’Ungheria ha rifiutato. Il nostro ministro agli Affari esteri, Enzo Moavero Milanesi, ha parlato di «dissonanze», mentre l’omologo ungherese Peter Szijjarto assicura che «nella politica d'immigrazione dell'Ungheria e dell'Italia ci sono punti di convergenza». Non è escluso, tuttavia, che all’incontro si parlerà anche di elezioni europee sulla scia della volontà del segretario della Lega di fondare un partito conservatore ed euroscettico di portata paneuropea.
Secondo l’ex ministro e governatore della Lombardia, il leghista Roberto Maroni, «può essere davvero l'inizio della svolta verso un'Europa che si fa finalmente carico del problema immigrazione».
Parallelamente, in piazza San Babila, sempre nel capoluogo lombardo, la sinistra riunita scenderà in piazza per protesta. Pd, Leu, Possibile, Cgil, ong e altre associazioni manifesteranno per – dicendolo con le parole di Laura Boldrini di Leu – «difendere i valori democratici e il futuro delle prossime generazioni dalla minaccia populista che vuole riportare indietro l'Italia, distruggere l'Europa e cancellare quei diritti che hanno reso il nostro continente un faro di civiltà». Il vicepremier risponde dicendo che «ormai la sinistra esiste solo per insultarmi, per difendere l'Ue dei banchieri e l' immigrazione».