Nel Regno Unito nonostante le molteplici emergenze, a cominciare dalla Brexit e la situazione in Irlanda, il parlamento ha proclamato lo stato d’emergenza climatica, approvando la mozione presentata dall’opposizione e divenendo il primo Paese al mondo a muoversi in questa direzione.
Politicamente l’approvazione della mozione è un’importante successo per il leader del partito laburista, l’inglese Jeremy Corbyn, il quale aveva presentato personalmente all’aula il testo, così come per i movimenti ecologisti. La proposta laburista prevede nella pratica un incremento delle fonti rinnovabili e l’annullamento di tutte le emissioni nocive prima della data fissata ad oggi per il 2050. Il ministro dell’Ambiente, lo scozzese Michael Gove, ha riconosciuto l’esistenza di un’emergenza climatica, tuttavia non ha successivamente appoggiato la mozione.
Corbyn ha dichiarato presso una folla di ambientalisti che «questo può essere l'inizio di una serie di azioni». Il leader britannico ha lanciato inoltre una sfida al presidente degli Stati Uniti, accusandolo direttamente per la mancanza d’impegno nella lotta contro il peggioramento del clima. «Prendiamo l'impegno di lavorare con altri Paesi – conclude il laburista – per allontanare la catastrofe climatica e per rendere chiaro a Donald Trump che non può ignorare gli accordi internazionali»