I coloranti sintetici utilizzati in numerose industrie, quali quella tessile, alimentare e farmaceutica rappresentano una minaccia per l’ambiante, in particolare per le piante, gli animali e l’uomo. Si stima che contaminano miliardi di tonnellate di acque reflue ogni anno.
A questo proposito un gruppo di studiosi ha proposto una serie di manovre per risolvere questo problema, da un lato rivedendo le norme sulla produzione e dall’altro sviluppando tecnologie sostenibili. La ricerca condotta che ha evidenziato questo problema, stima che fino all’80%delle acque reflue industriali contenente coloranti vengono rilasciate non trattate nei corsi d’acqua e ciò produce una serie di minacce dirette e indirette alla salute umana, animale e vegetale.
La soluzione sarebbe un trattamento sito-specifico alla fonte, con obblighi per le industri a rimuovere i coloranti dalle acque reflue prima che raggiungono i sistemi idrici pubblici. L’industria tessile è la maggiore consumatrice di coloranti che genera 70 miliardi di tonnellate di acque reflue contaminate ogni anno, inoltre vengono usati anche nell’industria della gomma, della concia della pelle, della carta, in quella alimentare, farmaceutica e cosmetica.
I coloranti in particolare ostacolano la fotosintesi delle piante acquatiche e creano impatti sulla catena alimentare, ostacolando la loro fotosintesi. Anche i pesci soffrono questo inquinamento, infatti le sostanze si depositano nelle branchie e penetrano nel cervello provocando effetti tossicologici, riducendo il loro valore nutrizionale e abbassando i loro tassi di produzione. Infine gli impatti negativi si riscontrano anche sulla terra dove disturbano l’equilibrio degli esseri umani, causando allergie, asma, dermatiti e disturbi del sistema nervoso centrale, potendo aumentare perfino il rischio di cancro.
Secondo gli esperti il problema va affrontato al più presto.