Giustizia Quotidiana

Francesco Bellavista Caltagirone: una storia di malagiustizia

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Un lungo calvario mediatico-giudiziario, emblema di come la malagiustizia possa danneggiare non solo la vita delle persone ma l'economia di un'intera area del Paese. E’ la storia dell’imprenditore romano Francesco Bellavista Caltagirone, fino a pochi anni fa a capo del gruppo Acqua Marcia, spazzato via da un’inchiesta della magistratura finita con due assoluzioni e un’archiviazione. La sua storia è stata raccontata dal quotidiano Il Giornale.

Il caso riguarda il grande porto turistico di Imperia, un progetto che avrebbe cambiato il volto della città che si affaccia sul golfo ligure attraverso 1.400 posti yacht, darsene, alberghi extralusso, centro congressi, residenze, piste ciclabili, infrastrutture commerciali. Francesco Bellavista Caltagirone con la sua Acqua Marcia ottenne l'affidamento dei lavori, promettendo un investimento di 140 milioni di euro e iniziando i lavori nel 2006.

Nel 2010 Bellavista Caltagirone scopre dai giornali di essere indagato per associazione a delinquere in relazione alla costruzione del porto turistico, con l'accusa di aver aggirato le norme sugli appalti pubblici. Poi il 5 marzo 2012 il colpo di scena: la procura di Imperia apre un filone di indagine per Caltagirone con l'accusa di truffa aggravata nei confronti dello Stato per la presunta lievitazione dei costi di realizzazione del porto. Nonostante la dubbia esistenza di un pericolo di inquinamento delle prove (Caltagirone non rivestiva più alcuna carica in Acquamare), il giudice delle indagini preliminari di Imperia autorizza l'arresto di Caltagirone e le forze dell'ordine, anziché fermarlo a casa, catturano l'imprenditore sulle scale del Comune, mentre aspetta di essere ricevuto dal sindaco della città, davanti a giornalisti, fotografi e operatori televisivi. Non solo: il pm vieta all'imprenditore ogni colloquio in cella per cinque giorni, negandogli anche la possibilità di parlare con gli avvocati. A 73 anni e con problemi di salute, Caltagirone si ritrova dietro le sbarre del carcere di Imperia.

Dopo 45 giorni di detenzione, durante i quali perde 22 chili, il costruttore ottiene gli arresti domiciliari a Roma per motivi di salute. Il 18 luglio, però, viene di nuovo arrestato. Poi, dopo quasi cinque mesi (nove mesi di custodia cautelare in tutto), viene liberato.

Il calvario che Caltagirone è stato costretto a vivere si rivelerà del tutto ingiustificato. Il primo filone dell'inchiesta, quello sull'associazione a delinquere, non riesce addirittura ad arrivare in dibattimento: il 7 gennaio del 2013, dopo tre anni di indagini, accertamenti bancari e centinaia di intercettazioni, il gip di Imperia archivia le posizioni dell'imprenditore romano.

È il preludio di quanto accadrà il 7 novembre 2014, quando l'inchiesta avviata dalla procura di Imperia il cui giudizio intanto era stato trasferito a Torino per ragioni di incompatibilità finirà in un colossale flop in primo grado: Caltagirone viene assolto dai reati di truffa aggravata e abuso d'ufficio «perché il fatto non sussiste» (i pm avevano chiesto la condanna a otto anni di carcere), assieme ad altri nove imputati, mentre sono solo due le persone condannate per reati minori. Tutto il castello accusatorio crolla.

Il 13 marzo 2017 l’assoluzione dell’imprenditore romano viene confermata dalla Corte d’appello di Torino.

Poi, in aprile, un’altra assoluzione, stavolta nell’inchiesta sulla presunta bancarotta della Porto di Imperia Spa, società che gestiva il porto turistico di Imperia. Era stato lo stesso sostituto procuratore Alessandro Bogliolo, che aveva avviato l’inchiesta, a chiedere l’archiviazione per tutti gli indagati. Per Francesco Bellavista Caltagirone si tratta del secondo proscioglimento legato alla vicenda del porto di Imperia.

Intanto, però, il blocco dei lavori di costruzione del porto ha innescato un groviglio di cause civili da parte di coloro che già avevano proceduto all'acquisto di posti barche o strutture legate al progetto e che poi non sono mai venuti in possesso dei beni acquistati.

Il comune ha revocato la concessione demaniale alla Porto d'Imperia spa, sulla quale è stato chiamato a esprimersi il Consiglio di Stato, dando vita a una serie di ricorsi. L'impatto sul piano dell'immagine pubblica e dell'attrazione degli investimenti dall'estero è stato devastante.

 

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