Alla fine il via libera della Camera arriva puntuale come previsto: 379 sì, 212 no, 2 gli astenuti e il governo ottiene la prima fiducia della giornata, e supera metà di quel «passaggio parlamentare» che Giorgio Napolitano aveva richiesto dopo l’uscita dalla maggioranza di Berlusconi e la sua decadenza da senatore. Per Enrico Letta il messaggio è chiaro: da oggi parte «un nuovo inizio», in continuità con il passato recente ma con la forza impressa dal nuovo slancio. Ora, spiega il premier, «La coalizione è più unita, ci sono le condizioni per definire un patto di governo, un impegno per il 2014. Il nuovo inizio è oggi». Parole che richiamano ma non coincidono del tutto con quel Contratto 2014 auspicato da Angelino Alfano, interlocutore principe del Presidente del Consiglio. Primo punto, le riforme. Letta ne indica quattro, e saranno tutte portate avanti con la procedura prevista dall’articolo 138 della Costituzione (quindi niente bicamerali o percorsi speciali): riduzione del numero di parlamentari, abolizione delle province dalla Costituzione, fine del bicameralismo perfetto, una riforma del titolo V della Costituzione. Oltre a questo, logicamente, la nuova legge elettorale. Stamane ne hanno parlato anche Napolitano e Renzi, nel primo colloquio tra i due dopo le primarie del Pd. «Nessuno pensi a una legge punitiva nei confronti di altri», rassicura e minaccia velatamente il premier, che parla poco dopo la fine dell’incontro.
Ben più duri i toni che Letta usa quando fa accenno all’invito grillino alle forze dell’ordine affinché non difendano la classe dirigente. «Le istituzioni esigono sempre rispetto – replica il premier – a maggior ragione in un tempo amaro in cui si tenta di immiserire questa aula con azioni e parole illegittime che avallano la violenza, mette all’indice i giornalisti e vuole fare macerie della democrazia rappresentativa e arriva ad incitare all’insubordinazione le forze dell’ordine». «Letta mente agli italiani e offende M5S», replica prontamente Beppe Grillo. Incassata la fiducia alla Camera, Letta si reca al Senato per ripetere l’operazione. E qui ne approfitta per spiegarsi meglio: «Attenzione perché alla Camera sono stato frainteso: qua non e’ che io vado avanti di sette mesi in sette mesi e ogni volta ricomincio con il timing dei diciotto: rimangono tali dal voto di fiducia di aprile». Giusto il tempo di realizzare il Patto 2014.
Intanto si sono concluse le dichiarazioni di voto dei gruppi in Senato sulla fiducia chiesta dal presidente del Consiglio, Enrico Letta, sulla mozione della maggioranza. E sono iniziate le votazioni. L’esito del voto di fiducia è atteso intorno alle 22-22,30.