L’ANAAO lancia l’allarme: «fuori 23mila medici entro il 2021, causa pensioni e quota 100”
L’allarme arriva dal segretario nazionale ANAAO – ASSOMED Carlo Palermo che spiega come, nel prossimo triennio, quasi 23mila medici lasceranno il sistema sanitario. Tra i 18 e i 20 mila quelli che matureranno i requisiti minimi per la quota 100 (62 anni di età e 38 anni di contributi versati), tra cui, si stima, potrebbero lasciare oggettivamente l’incarico almeno un 25% (ovvero in 4.500) in quanto verosimilmente non tutti decideranno in tal senso.
A quest’ultimi vanno però sommati i 18mila medici che andrebbero comunque in pensione per il raggiungimento dei limiti previsti, raggiungendo la quota di 23mila specialisti che, nel giro di 3 anni dovrebbero essere sostituiti. Il rischio è quello di gravare ulteriormente su un sistema già in evidenti difficoltà, vista la carenza di medici, infermieri e specialisti, (si stima una mancanza di circa 10 mila medici e un numero equivalente di infermieri nel comparto sanitario attuale), comportando una pesante riduzione dei servizi per i cittadini.
Non è la prima volta che l’ANAAO mette in guardia sui rischi che correrà, nel prossimo futuro, il nostro sistema sanitario. Già nel 2015 aveva stimato come il 67% dei medici dipendenti del Ssn avesse più di 50 anni e questo, unito allo studio della curva demografica, aveva portato alla conclusione che l’emorragia di medici avrebbe raggiunto la cifra di 52.000 entro il 2025. Sottolineando come non bastassero i giovani medici a sostituire i pensionamenti, a causa dell’errata programmazione degli specialisti perpetrata negli anni.
La quota 100, avverte Palermo, va di fatto ad aggravare la situazione poiché potrebbe determinare un incremento del 20% in più delle uscite, rispetto a quelle preventivate.
I sindacati sono allarmati in quanto, al momento, l’uscita di massa non è contrastata da un adeguato piano di assunzioni, mentre l’ANAAO invoca l’attenzione del Governo chiedendo un aiuto concreto al turnover, rilanciando le assunzioni e aprendo nuovi concorsi, ma anche mettendo a disposizione maggiori fondi per le specializzazioni.