Politica

Donne che odiano le donne

A pochi giorni dal D-day (dove D sta per “donne”), il “Comitato centrale” delle organizzatrici si è riunito lunedì per fare il punto. Indovinate dove? Ai vippissimi Parioli, of course! Nella splendida maison della Comencini, rigorosamente in ballerine e baby con cinturino alla caviglia si è affrontata una criticità che non era stata prevista: la manifestazione trasuda odio nei confronti delle “altre donne”. Ma sono tutte d’accordo: “La manifestazione non è fatta per giudicare altre donne, contro altre donne, o per dividere le donne in buone e cattive. I cartelli o striscioni ne terranno conto”. Detto, fatto. La sera stessa, infatti, Francesca Izzo del Pd è stata spedita (senza molta difficoltà, per la verità!) dritta dritta a L’Infedele, dove ha provveduto a sviluppare il concetto arrivando (con l’aiuto di Maria Teresa Meli) alla conclusione che ad essere lesa è soprattutto la dignità degli uomini che dovrebbero sentirsi offesi dall’atteggiamento del presidente del Consiglio. Ormai, però, il dado è tratto, come ha ricordato giustamente Eugenia Roccella ieri su Il Giornale: l’editoriale di Concita De Gregorio, “Le altre donne”, traccia una linea di demarcazione insuperabile tra le due categorie, quelle delle Manolo e delle shopping bag da un lato e quelle casa e lavoro dall’altro. Bisognerebbe riflettere in particolar modo sul ricordo che Roccella fa degli anni Settanta e del suo ruolo di protagonista nel movimento femminista: “La prima cosa che ho imparato allora è che bisognava negarsi agli schemi che dividevano le donne secondo i vecchi ruoli assegnati dalla cultura maschile. Maschere che non ci appartengono mai completamente, ruoli prefissati in cui ognuna si può calare per sempre o per poco, ma senza mai una totale identificazione, senza mai sentirsi perfettamente a proprio agio. Una donna non è solo angelo del focolare né solo prostituta: se c’è qualcosa su cui il femminismo è stato compatto, è il rifiuto della divisione tra donne perbene e permale, obbedienti e ribelli, pudiche o trasgressive, spose felici o – come si diceva allora – acide zitelle”. D’altronde senza arrivare a scomodare il sottosegretario Roccella, basterebbe ricordare che già negli anni novanta Jovanotti parlava in un suo brano di “falsa divisione tra puttane e spose”! (Dalla rubrica “Donne, Avanti! del 9 febbraio 2011).

 

 

 

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