In corsa al concorse del festival del cinema di Cannes l’attore di Malaga, Antonio Banderas, celebra il suo rapporto di amicizia col registra Pedro Almodovar, all’ottavo rapporto di collaborazione con il film “Dolor y gloria”.
Il registra castigliano ai giornalisti italiani ha raccontato che Banderas, per lui, è «il miglior Mastroianni che potessi avere», come similitudine del rapporto tra l’attore Marcello Mastroianni e il regista Federico Fellini.
Almodovar pone molto della sua vita e di sé nella pellicola. «Tutto nel film riporta a me – sostiene il regista – ci sono i miei mobili, la replica del mio appartamento a Madrid, persino i quadri dei pittori della movida di Madrid tra fine anni '70 e inizio '80, ma non tutto quello che racconto è accaduto, semplicemente sarebbe potuto accadere. C'è la mia vita al 40% ma il mio profondo io al 100%». Una sceneggiatura che ha colpito Banderas per la verosimiglianza per quanto abbia «dovuto dissociarmi e diventare un personaggio pur essendo in totale confidenza con lui e avendo vissuto nella vita vera tante cose con lui».
Il film rappresenta per il castigliano «l'ombra nera della mia vita, quella con cui devo convivere ossia il rischio che mi capiti quello che succede al personaggio, che perda l'ispirazione, la creatività o abbia incapacità fisica a dirigere un film. La grande paura per me è la perdita di cinema, lo schermo è l'unica compagnia, una vera dipendenza. Nel film alla depressione si rimedia con l'eroina ma è la pellicola la vera dipendenza. E' il cinema a salvarlo e il cinema ha salvato me nella realtà».
Banderas celebra platealmente il talento di Almodovar che negli anni ha depurato il suo stile, senza mai perdere la propria personalità e non accettando compromessi con Hollywood. Una carriera che non è mai stata impreziosita dalla Palma d’oro, l’ambito premio del Festival di Cannes, ma che permette comunque di far conoscere se stessi e i propri film ad una platea internazionale immensa.
La sala cinematografica e il grande schermo restano l’habitat naturale per il cineasta, contrario sia agli attuali servizi di streaming come Netflix che alla moda cinematografica attuale molto legata ai film sui supereroi, per quanto la società attuale sia al contempo più predisposta oggi ad accettare la libertà creativa e il talento anticonformista, elementi che furono motivo della ribalta di Almodovar nella Spagna degli anni ’80. Proprio a proposito del suo paese, lancia anche un proprio messaggio verso le prossime elezioni europee: «con i risultati elettorali di aprile abbiamo fermato l'estrema destra e dato un grande messaggio democratico. Ci aspettano quattro anni di governo progressista. Per le europee? Spero che l'onda lunga spagnola ci salvi dai populismi».