Si chiama He Jiankui il ricercatore cinese di Shenzhen, dichiaratosi responsabile di aver alterato geneticamente gli embrioni di sette coppie in trattamento di fertilità, allo scopo di conferire ai nascituri un tratto che poche persone hanno naturalmente e cioè la capacità di resistere alle possibili future infezioni da HIV, il virus dell'AIDS.
Solo una gravidanza è stata portata a termine ma non esistono ancora evidenze scientifiche indipendenti che la coppia di gemelle, Luna e Nana, nata lo scorso mese sarà in effetti immune dall'hiv per cause genetiche. L'esperimento è stato condotto col consenso del comitato etico ed è descritto in un documento della Southern University of Science and Technology della città cinese di Shenzhen, reso noto dalla rivista del Mit di Boston.
Ammesso che sia tutto dimostrabile, la comunità scientifica è divisa sull'approvazione dell'esperimento, tra implicazioni etiche e scientifiche: l'ateneo presso il quale He lavora come professore associato, ha accusato l'impresa di «seria violazione dell'etica» e Kiran Musunuru della University of Pennsylvania ha definito la «ricerca priva di scrupoli». D'altro canto, George Church, noto genetista dell'universita' di Harvard, ha ricordato che il rischio di infezione da Hiv è una «minaccia grave e crescente per la salute pubblica». Negli Stati Uniti infine questo tipo di modificazione genetica è vietata in quanto le mutazioni nel Dna si trasmettono di generazione in generazione, col rischio di alterare altri geni.
La notizia secondo cui la Cina avrebbe già trasformato gli esseri umani geneticamente modificati arriva mentre a Hong Kong si tiene il Secondo vertice internazionale sull’editing genomico umano. Fyodor Urnov, direttore associato dell'Istituto Altius for Biomedical Sciences, un'organizzazione senza scopo di lucro a Seattle, si è espresso con rammmarico e preoccupazione su quanto accaduto e ha affermato che, nonostante la loro incompletezza, i documenti mostrano la realtà dell'esperimento.