Nel 2022, nei 155 impianti di trattamento italiani, è stato riciclato il 60,7% degli imballaggi in bioplastica compostabile immessi sul mercato, pari a 46.600 tonnellate su un totale di 76.800. Questo rappresenta una crescita del 9% rispetto al 2021. I risultati sono stati riportati nella relazione annuale delle attività del 2022 di Biorepack, il consorzio nazionale per il riciclo organico degli imballaggi in bioplastica compostabile, che conta 218 imprese (produttori, trasformatori, utilizzatori e riciclatori) e ha convenzioni con 3.777 Comuni (corrispondenti al 47,8% del totale) in cui risiedono 38 milioni di persone (il 64,4% della popolazione nazionale). Nel 2022, grazie a queste collaborazioni, Biorepack ha erogato ai comuni un finanziamento di 9,3 milioni di euro, coprendo così i costi di raccolta, trasporto e trattamento degli imballaggi (1,8 milioni di euro in più rispetto al 2021).
«La bioplastica compostabile va raccolta insieme all’umido. Come dice anche la normativa italiana. Nasciamo con questa consapevolezza», spiega il presidente di Biorepack, Marco Versari.
Nonostante i target stabiliti nello statuto del consorzio siano il riciclo del 50% della plastica entro il 2025 e del 55% entro il 2030. «Punto di partenza per raggiungere rapidamente ulteriori traguardi. Le differenze di copertura regionale sono ancora troppo marcate, nonostante la raccolta differenziata dell’umido urbano con all’interno le bioplastiche sia obbligatoria in tutta Italia dal 1° gennaio 2022», racconta il presidente.
La filiera del riciclo del packaging compostabile non si limita solo alla produzione di composto, ma attraverso i processi integrati di digestione anaerobica e compostaggio è possibile generare anche biometano e anidride carbonica, che possono essere utilizzati nell’industria delle bevande. «L’Italia ha generato sistemi evoluti di trattamento della frazione organica perché ha saputo creare un sistema complesso, con una grande varietà di impianti su tutto il territorio. A parte Roma dove manca il trattamento dell’organico e alcune zone della Campania, l’Italia è forse il Paese con la maggiore diffusione di impianti per la frazione umida dei rifiuti. E in questi la parte di produzione legata all’energia è sempre più importante».
Il presidente di Biorepack ha anche commentato la recente proposta della Commissione Europea sulla gestione dei rifiuti da imballaggio, sottolineando che, sebbene sia un atto normativo attualmente in discussione, la raccolta della frazione umida diventerà obbligatoria per tutti in Europa solo a partire dal 1° gennaio 2024. Secondo il presidente, queste sono questioni spesso trascurate o dimenticate. L’Europa si concentra sull’aspetto degli imballaggi, ma sembra ignorare o dimenticare la raccolta dell’umido e il riciclo organico, che costituiscono la base del loro operato. Il sistema italiano, invece, ha sviluppato un sistema meritevole di studio per quello che è. Ha creato connessioni significative, mentre sembra che il regolamento europeo abbia invece causato problemi e ostacoli.