Crescono le imprese agricole italiane guidate dai giovani. Sempre più trentenni rispondono alla crisi occupazionale scegliendo di non partire e accettando la sfida di innovazione e promozione del made in Italy nei campi. In Italia sono oltre 55mila le aziende agricole guidate da under 35. Questo record ha permesso al nostro Paese di raggiungere il vertice della classifica stilata dall’Unione europea sulla presenza di giovani nell’agricoltura. Solo nello scorso anno tali imprese sono aumentate del 6%. Molti di questi giovani imprenditori si riuniranno il 7 e 8 giugno a Roma in occasione del Convegno Quadri di Anga, per discutere di qualità, sostenibilità, innovazione, giovani e sindacato.
Anga, costola di Confagricoltura, è attiva su tutto il territorio nazionale mediante le sue sezioni regionali e provinciali, pronte a tutelare e assistere gli agricoltori e ad ascoltate tutte le loro istanze.
Per conoscere meglio la realtà associativa abbiamo intervistato il presidente di Anga Napoli, Enzo Iavarone.
Vorrei che ci raccontasse un po’ di lei e della sua realtà
«Lavoro nell’attività di famiglia, l’”Azienda Agricola Iavarone Pasquale”, un’azienda di 8000 metri quadri per piante ornamentali, con 4 ettari di noccioli e mezzo ettaro di alberi di noci, il prodotto che sto curando personalmente».
Al Convegno Quadri del 7 e 8 giugno a Roma si parlerà di qualità, sostenibilità e innovazione qual è la sua posizione in merito? Come questi parametri sono rintracciabili nella tua azienda?
«Sto conducendo una piccola battaglia a difesa della qualità nei prodotti made in Italy, per me una priorità: sto cercando di introdurla anche per le noci. La qualità, la sostenibilità e l’innovazione attraggono l’interesse dei consumatori. Noi agricoltori abbiamo il dovere di informare gli utenti affinché siano consapevoli di ciò che acquistano, delle proprie scelte: un prodotto italiano, qualitativamente superiore ai suoi concorrenti esteri, innovativo e sostenibile, nel pieno rispetto delle norme e dell’ambiente. I giovani imprenditori agricoli sono generalmente più istruiti e maggiormente propensi ad apportare novità rispetto agli agricoltori più anziani, molto legati alle tradizioni».
Cosa l’ha spinta ad impegnarsi in Anga e cosa rappresenta per lei questa associazione?
«Si può affermare che io sia nato all’interno dell’agricoltura, mio nonno e i miei genitori sono agricoltori. Frequentando il mondo di Anga ho conosciuto nuove persone e scoperto un’altra stimolante realtà per confrontarsi non solo sull’agricoltura in senso stretto ma ancor più per dialogare con numerosi colleghi di altre regioni su temi come l’innovazione, i metodi di coltivazione, la sostenibilità. Un’occasione di crescita e arricchimento personale e professionale».