Si è tenuto a New York il Climate Action Summit, un grande evento organizzato a margine dei lavori della 74/ma Assemblea Generale dell’Onu per permettere un incontro tra i capi di Stato e governo e valutare il cammino compiuto sinora in vista della 25esima Conferenza delle Parti (prevista in Cile a dicembre). Fulcro del processo l’adozione di strategie per fermare i cambiamenti climatici.
In cima alla lista delle urgenze la riduzione del 45% delle emissioni entro il 2030, con conseguente blocco di nuove centrali a carbone e termine dei finanziamenti delle energie fossili.
Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha chiesto a ciascun Paese di portare proposte concrete e non limitarsi a dichiarazioni d’intenti. Tra gli interventi più attesi quelli della Cina, dell’India e della Turchia, mentre alcuni paesi verso cui le critiche sono elevate non hanno presentato piani, come nel caso di Arabia Saudita, Australia, Brasile, Corea del Nord e Giappone. Nonostante i numerosi interventi susseguitisi nella giornata, i timori che la situazione resti sostanzialmente invariata o che il processo di inversione sia troppo lento rimangono.
Presenti anche due personalità rilevanti e contrastanti, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e la giovane attivista Greta Thunberg. Trump, la cui presenza è stata una sorpresa, si è limitato a seguire gli interventi del premier indiano Narenda Modi e della cancelliera Angela Merkel, mentre la ragazza svedese ha approfittato della platea per lanciare il suo messaggio ambientalista. A contestare le pesanti critiche di Thunberg è intervenuto su radio Europe il presidente della Francia, Emmanuel Macron, sostenendo che le posizioni radicali presentate dai quindici ragazzi attivisti presenti rischiano di creare antagonismi, oltre a difendersi dalle critiche ritenute eccessive verso Francia e Germania.
Nel mentre, l’Organizzazione meteorologica mondiale ha espresso le proprie preoccupazioni innanzi all’aumento della temperatura media globale di 1,1 grado tra il 2015-2019 rispetto al precedente periodo dal 2011 al 2015. Oltre a segnalare la cotante crescita dei gas serra, nel rapporto si evidenzia che negli ultimi cinque anni tutti i segnali rivelatori e gli impatti dei cambiamenti climatici sono aumentati.