Dopo anni di latitanza, il 12 gennaio Cesare Battisti è stato arrestato in Bolivia e sbarcato oggi in Italia: i ministri Salvini e Bonafede non hanno nascosto l’entusiasmo
«Oggi dimostriamo che nessuno può sottrarsi alla giustizia. Potremo dire che la giustizia si è compiuta quando Battisti varcherà la soglia del carcere, dove sconterà la pena dell’ergastolo». Così il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede commenta oggi la cattura del terrorista italiano, da decenni in fuga in Sudamerica.
Dopo anni di scontri tra il governo italiano e il Brasile, un paio di giorni fa è infatti arrivata la svolta: la squadra dell’Interpol è riuscita ad arrestare Cesare Battisti in Bolivia, dopo che l’ex Presidente del Brasile Temer aveva firmato il decreto di estradizione il 14 dicembre scorso.
Un punto di arrivo, questo, atteso per anni in Italia. Infatti, i presidenti precedenti Lula e Dilma Rousseff avevano sempre negato l’estradizione e protetto Battisti. La stessa Dilma motivava la sua scelta con la scusa di prevenire sentenze e persecuzioni nei confronti del terrorista a causa delle sue idee politiche.
Ma qual è la vicenda giudiziaria che vede coinvolto Battisti? Tutto inizia negli anni di piombo, quando viene condannato prima per 12 anni per banda armata e poi all’ergastolo per quattro omicidi: quelli di Santoro, Torregiani, Sabbadin e Campagna. Ma presto inizia anche la vicenda dell’evasione: già nel 1981 riesce a scappare dal carcere di Frosinone.
Battisti faceva parte dell’associazione terroristica “Proletari Armati per il Comunismo” e, secondo la magistratura, ci sarebbe rimasto fino al 1979. Sotto la sigla del PAC avrebbe quindi compiuto quei reati per cui è andato in carcere e a cui è seguita la prima evasione in direzione Francia.
Da questo momento inizia il lungo periodo di latitanza di Battisti che, dopo la parentesi francese, sbarca in Messico per poi tornare in Francia nel 1990. Qui viene salvato dall’estradizione grazie alla “Dottrina Mitterand”, che garantiva una protezione giudiziaria a coloro cui il proprio Paese d’origine (il cui sistema di giustizia non corrispondeva a quello di Parigi) aveva disposto l’estradizione.
Solo nel 2004 Battisti viene arrestato a Parigi, con il Presidente Chirac che concede finalmente l’estradizione, superando nei fatti la Dottrina Mitterand. Così riparte la latitanza del terrorista italiano, che arriva fino in Brasile.
Qui riesce ad ottenere nel 2009 lo status di rifugiato politico, in quanto si riteneva la richiesta italiana persecutoria. Questo anche perché il Brasile è andato verso il “fine pena mai”, abolendo l’istituto dell’ergastolo a favore di un massimo di pena stabilito in 30 anni: per tale motivo si riteneva sproporzionata e pericolosa la prospettiva in capo a Battisti qualora estradato in Italia. Non solo, l’ulteriore possibile aggravante del regime del 41-bis veniva equiparato a una forma di tortura.
Così, neanche la lettera indirizzata a Lula nel 2009 dall’allora Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano servì a modificare la decisione delle istituzioni brasiliane. Anzi, nel 2010 Lula concede a Battisti un visto permanente.
Negli anni successivi nessun elemento significativo modifica la condizione di Battisti in Brasile. Almeno fino alla campagna elettorale per le Presidenziali del 2018, che vedono in corsa il futuro Presidente Bolsonaro. Questi dichiara che in caso di elezione avrebbe concesso l’estradizione del terrorista italiano, dopo che tale posizione era stata assunta anche dal Presidente in carica Temer.
Per questi motivi, il 12 gennaio in Bolivia, grazie a un’azione dell’Interpol, la vicenda Battisti trova fine con la successiva estradizione avvenuta oggi (14 gennaio) in Italia. Battisti è sbarcato questa mattina e ad accoglierlo c’era anche il vicepremier Salvini, anch’egli soddisfatto per la conclusione della vicenda: «è un giorno che aspettavamo da 37 anni», ha dichiarato. Ora la parola passerà alla giustizia italiana, che nelle prossime settimane dirà quale futuro spetterà al terrorista, a partire dalla carcerazione presso la Casa Circondariale di Oristano.
Tuttavia, nella comunicazione sui social gli italiani sembrano già avere preso posizione, con richieste di pena esemplare avanzate anche dai vertici delle nostre istituzioni politiche. A far sorridere, invece, ci pensa la finta notizia fatta circolare ieri sempre in rete: una fantomatica inteligencia di sinistra avrebbe avuto il coraggio di intestare una via a Cesare Battista, il terrorista. In realtà ovviamente si trattava di un altro Cesare Battisti, il patriota italiano vissuto tra ‘800 e ‘900. Purtroppo molti ci hanno creduto.