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Cancellieri incassa la fiducia, nuovi guai da Ligresti

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Scritto da vocealta

cancellieri-ministroFiducia come previsto, ma il prezzo non è basso, se è vero che Guglielmo Epifani in persona non rinuncia alle critiche in Aula e, una volta uscito in Translatlantico, non può far a meno di ammettere che «il governo è più debole» e ora serve «uno scatto». Anna Maria Cancellieri si difende, viene difesa, e alla fine la spunta nei numeri.

I no alla richiesta di sfiducia sono 405, 154 i sì e tre gli astenuti: continui a lavorare a Via Arenula. Ma la storia potrebbe non essere finita, perché un minuto dopo il voto della Camera spunta un altro verbale a firma Ligresti, in cui si afferma che fu l’imprenditore a intercedere in suo favore presso Palazzo Chigi per farla restare prefetto di Parma. Roba di anni fa – era il governo Berlusconi – ma la tegola cade ora, quando rischia di fare ancora più male. «Ho affrontato questi giorni da persona libera e forte sapendo di aver agito sempre con lealtà e fedeltà alle istituzioni. Se avessi avuto anche solo un dubbio su questo, avrei lasciato l’incarico», ha appena sillabato lei dal banco del governo, chiamata a parlare. Le danno fiducia Ncd, Fie Pd, oltre a Scelta Civica e Pdl. Grande successo, parrebbe, ma quando Renato Brunetta prende la parola si capisce che la giornata ha lasciato sul terreno più di un ferito. E lui, Brunetta, ha facile gioco nel girare il coltello nella piaga. «E’ una fiducia di Pirro», esclama mentre dai banchi del Partito Democratico si odono mugugni. Ma lui tira dritto e si rivolge direttamente al premier Letta. Gli dice: «Renzi ormai capo del Pd vuole sloggiarla al più presto»; ora il governo ha «un doppio cappio attorno al collo». Di più: «Assistiamo ad una danza macabra il cui protagonista è Renzi che intende demolire il suo avversario e finto compagno, nonché premier protempore, Enrico Letta».

Semplice dialettica tra alleati delle larghe intese che sembrano sempre più la Strana Coppia? Non si direbbe, a sentir parlare Epifani. Il quale, rispondendo a Brunetta, invoca rispetto per il Pd, ma non può fare a meno di rivolgersi al Ministro della Giustizia con toni molto duri. «Le diciamo di andare avanti, ma anche che non con le parole ma con i fatti ci sia da parte sua l’impegno con forza a rimuovere una parte di queste critica», spiega, «trovi lei il modo anche visibile per consentire a chiunque di poterle fare una telefona o accedere a una procedura così che chi non ha voce possa farsi ascoltare. E dia una maggiore attenzione nei confronti del tema delle carceri». Il minimo contrattuale per una difesa che appare decisamente d’ufficio, insomma. Pippo Civati non a caso prende la parola alla fine del dibattito, a titolo personale, per dire che voterà in favore della Cancellieri per pura e semplice disciplina di partito. I renziani, tutto sommato, sono soddisfatti: Maria Elena Boschi ribadisce i suoi dubbi ma sottolinea che «il Pd è un partito vero». Dopo l’8 dicembre per loro, lo sarà ancora di più. Certe ferite rischiano di restare. Il Guardasigilli, da parte sua, attende un paio d’ore e fa partire una lunga precisazione a firma dei suoi collaboratori.

«Annamaria Cancellieri non ha mai fatto il prefetto a Parma», vi si legge, «Si è recata in quella città, per lavoro, solo in due occasioni: la prima nel 1994, da febbraio a maggio, in qualità di commissario straordinario al Comune di Parma, gestione commissariale interrotta anticipatamente per la nomina a Prefetto in sede a Vicenza; la seconda volta, nel novembre del 2011, sempre come commissario straordinario al Comune, incarico interrotto per la nomina a ministro dell’Interno nel Governo Monti». Ergo, «è surreale pensare che, in entrambi i casi, Annamaria Cancellieri abbia potuto chiedere un interessamento per rimanere a Parma, potendo ricoprire incarichi più impegnativi e qualificanti». Sono circostanze facilmente verificabili. Resta un clima che fa fatica a diventare sereno.

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