Sono giorni duri per la tenuta e la compattezza del governo di Giuseppe Conte, diviso nelle compagini che lo formano tra Lega e M5S. Il campo di scontro di questi giorni è il dl Sicurezza, voluto dal ministro dell’Interno Matteo Salvini. Cresce infatti la risonanza della fronda interna ai 5s, che si dichiara contraria al decreto di matrice leghista. In mattinata poi, mentre era attesa la discussione in Senato sul decreto, il governo ha chiesto una sospensione dei lavori al fine di presentare un emendamento. La richiesta è giunta a voce del sottosegretario del Viminale, Nicola Molteni. L’emendamento non dovrebbe accogliere le istanze dei “dissidenti” pentastellati, ma dovrebbe essere prodromico all’applicazione della questione di fiducia sulla votazione prevista.
Ma il fuoco incrociato tra i due partiti di governo si consuma anche su altri campi, come quello della prescrizione: la proposta del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, in quota 5 stelle, è quella di interrompere il rimedio giuridico già dopo una sentenza di primo grado, indipendentemente dal giudizio di colpevolezza che ne è uscito fuori. Ma il partito di Via Bellerio, storicamente più vicino a posizioni garantiste, non ci sta e promette battaglia, specie ad opera della parte più liberale e meno infatuata dei pentastellati, capitanata dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, vicesegretario – peraltro – della Lega.
L’esito del dialogo circa la prescrizione – dunque – sarà dirimente anche per quanto riguarda il dl sicurezza. Non è solo il Pd infatti a storcere il naso su questa richiesta del governo di introdurre un nuovo emendamento e la fiducia: anche il M5S – secondo fonti governative – non sarebbe del tutto convinto, e attende la conclusione della vicenda sulla prescrizione per pronunciarsi con definitività. È lo stesso Riccardo Fraccaro, ministro grillino per i Rapporti con il Parlamento, ad annunciare che il suo movimento non accetterà di mettere la fiducia sul provvedimento targato Lega fin quando non verrà raggiunto l'accordo sulla decorrenza dei termini. Uno stallo alla messicana che si traduce in situazioni di alta tensione, anche alla Camera: in commissione Affari costituzionali e giustizia, dove si attendevano gli emendamenti all'anticorruzione – c'è stato uno slittamento dei lavori e accesi scontri fra Pd e M5S.
Ma il titolare del Viminale non si scoraggia e tira dritto: «Prevedo che passi oggi e sarà un passo in avanti per la sicurezza degli italiani – ha detto stamattina – Di delinquenti italiani ne abbiamo abbastanza… Nel dl sicurezza e immigrazione che donerò agli italiani ci saranno regole più severe per i delinquenti». Le opposizioni insorgono e il predecessore di Salvini – il dem Marco Minniti – dice: «Tutto quello che può avvenire perché questo decreto non diventi legge dello Stato lo considero importante: ma alla fine questa maggioranza litigiosa troverà un punto di equilibrio a danno del Paese».