Nella serata di ieri Westminster ha affossato tutti gli “indicative votes” ossia le votazioni di soluzioni alternative presentate dai singoli deputati. Lo speaker dei Comuni,John Bercow aveva dato semaforo verde a quattro delle otto proposte arrivate sul suo tavolo. Niente da fare,tutte respinte.
Le 4 proposte:
-
permanenza di Londra post Brexit nell’unione doganale,
-
l’appartenenza addirittura al mercato unico (stile Norvegia, proposto dal parlamentare Nick Boles che si è dimesso dal partito a suo dire “incapace di compromessi”),
-
la richiesta di un secondo referendum su qualsiasi piano approvi il Parlamento, infine un ulteriore rinvio Brexit,
-
il No Deal, ossia ,l’uscita senza accordo.
Il capo del Labour Jeremy Corbyn ha chiesto che le opzioni siano rivotate, come è accaduto per l’accordo portato tre volte da May in Parlamento, ma per Guy Verhofstad, portavoce del parlamento europeo per la Brexit, quest’ultima «senza intesa è quasi inevitabile e il Regno Unito ha mercoledì l’ultima possibilità di rompere l’impasse o affrontare l’abisso»
L’Unione Europea resta a guardare, in vista della scadenza del 12 aprile che si avvicina a grandi falcate e in attesa che May faccia ulteriori passi, in particolare quella di un quarto voto alla camera dei Comuni sull’accordo.
Oggi, martedì 2 aprile, la Premier terrà un consiglio dei ministri fiume nel corso del quale May e l’esecutivo dovranno trovare una soluzione per uscire dallo stallo: perché entro il 12 aprile,anzi il 10, data del Consiglio europeo straordinario, Londra dovrà dire una volta per tutte cosa vuole fare: chiedere un ulteriore rinvio, No Deal (cioè senza accordo, con conseguenze probabilmente pesanti per l’economia e per il confine irlandese) oppure nel frattempo farsi approvare dalla Camera dei Comuni il tormentato accordo che la May ha siglato con la Ue.