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7su7/La rassegna d’autore SPIN (21 settembre 2017)

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Prima pagina

Referendum indipendenza, Madrid punisce la Catalogna

Bagheria, indagato il sindaco M5s per abusivismo e gestione rifiuti

Legge elettorale, Pd e Forza Italia verso l’accordo sul Rosatellum 2.0

 

Politica interna
Accordo raggiunto sul Codice antimafia. Come racconta Goffredo De Marchis su Repubblica, la riforma dovrebbe essere approvata la prossima settimana anche se, dopo le perplessità di Cantone, Alleanza popolare e dello stesso Renzi, si è deciso di accompagnare il via libera con un odg che impegni il governo a intervenire per cancellare la parificazione tra corrotti e mafiosi contenuta nel testo.

Sul Corriere della Sera, un retroscena di Francesco Verderami racconta dei progressi fatti sul fronte della legge elettorale. Berlusconi avrebbe infatti dato il suo via libera al «Rosatellum 2.0» che dovrebbe essere approvato dalla Camera entro il 12 ottobre. La legge, in parte proporzionale e in parte maggioritaria, consentirebbe la formazione di coalizioni elettorali ma lascerebbe al leader di Fi le mani libere su eventuali larghe intese post-elettorali.

La Gazzetta del Mezzogiorno propone una scheda illustrativa del cosiddetto «Rosatellum 2.0». Con questa legge verranno eletti 231 deputati (36%) in collegi uninominali con sistema maggioritario, e gli altri 386 deputati (non conteggiando quelli della circoscrizione Estero e quello della Valle d’Aosta) attraverso un sistema proporzionale con liste bloccate molto corte. La soglia di sbarramento sarebbe fissata al 3%.

Continua la faida interna ai cinque stelle. L’ultima proposta di mediazione tra ortodossi e l’ala del partito che fa capo a Luigi Di Maio sarebbe quella di affievolire il ruolo di «capo politico» del Movimento che andrebbe a ricoprire il candidato premier in pectore. Di Maio, secondo questa opzione, dovrebbe occuparsi esclusivamente di «coordinare i gruppi parlamentari». Continua a tacere Roberto Fico, uomo forte degli oppositori e rivale del vicepresidente della Camera, ma il Movimento è in ebollizione e si vocifera già di prossime scissioni. Lo racconta Ilario Lombardo sulla Stampa.

Giustizia
Ennesima violenza ai danni di una donna. In una struttura che ospita richiedenti asilo a Fontanella nella Bassa Bergamasca, un’operatrice di 26 anni è stata aggredita in bagno da un ospite della struttura. Allarmati dalle urla, altri due richiedenti asilo sono intervenuti in sua difesa. L’aggressore è stato arrestato. Lo raccontano Pietro Tosca e Giuliana Ubbiali sul Corriere della Sera.

Nuovi guai giudiziari per il M5s in Sicilia. Felice Cinque, sindaco di Bagheria, ha ricevuto nella giornata di ieri la notifica di un avviso di garanzia unitamente a un’ordinanza che impone la misura cautelare dell’obbligo di firma. Le ipotesi di reato a carico del primo cittadino sono rivelazione di segreto d'ufficio, abuso d'ufficio, omissione di atti d'ufficio e turbativa d'asta. La replica a caldo del primo cittadino: «Attacco a orologeria a due mesi dalle elezioni regionali». Poi si corregge: «Da me nessuna critica alla magistratura. Nota diffusa per errore». Se ne occupa Riccardo Arena sulla Stampa.

Lo scandalo «Affittopoli» non ha provocato alcun danno erariale. Così la Corte dei Conti sugli immobili affittati dal Comune di Roma, senza bando e scontanti dell’80%, a onlus e associazioni. Quei beni sarebbero infatti «patrimonio indisponibile» e quindi utilizzabile con finalità pubbliche e sociali. Se ne occupano Erica Dellapasqua e Ilaria Sacchettoni sul Corriere della Sera.

Tribunale di Milano schizofrenico nel valutare le «ragioni di opportunità». Questo è quanto viene fuori dalla cronaca giudiziaria meneghina degli ultimi giorni. Se infatti il procedimento giudiziario sul caso Expo nei confronti del presidente della Regione, Roberto Maroni, è stato sospeso per il referendum consultivo sull’autonomia lombarda, lo stesso trattamento è stato negato al consigliere regionale forzista Mario Mantovani. Due pesi e due misure. Ne scrive Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera.

Economia
La Fed avvia la retromarcia sul Quantitative easing. Come racconta Marco Valsania sul Sole 24 Ore, da ottobre la banca centrale americana ridurrà, al ritmo iniziale di 10 miliardi l'anno, gli asset in bilancio. Entro l’anno, inoltre, è previsto un aumento del tassi di interesse.

Su Repubblica, Roberto Petrini si occupa della legge di Bilancio. Il ministro dell’Economia, Piercarlo Padoan, sarebbe alla ricerca di 4 miliardi essenziali per la manovra. La somma, secondo i desiderata del governo, dovrebbe arrivare dalle entrate e rappresenterà un terzo della manovra. Ecco le ragioni per cui l’esecutivo sta puntando tutto su rottamazione delle cartelle, fatture elettroniche e split payment. Nel frattemo l’Ocse conferma la crescita del Belpaese: +1,4% di Pil per quest’anno e +1,2 per il 2018.

La Ryanair finisce le mirino dell’Antitrust. Come racconta Roberta Amoruso sul Messaggero, infatti, l’autorità garante ha aperto un’istruttoria sullo stop a 2.100 voli operato dalla compagnia low cost irlandese. Secondo l’Antitrust sarebbero stati «violati  i doveri di diligenza». La compagnia fa sapere di essere «al lavoro per risolvere il problema», ma la vicenda complica anche la partita Alitalia dove Ryanair era uno dei giocatori favoriti. In proposito il ministro Calenda ha rassicurato: «Valuteremo il nodo lavoro nelle offerte per la compagnia».

Esteri
«Le sfide internazionali non si risolvono con i muri. L’idea di rispondere alle tensioni che abbiamo davanti difendendo ciascuno il proprio interesse nazionale, contrapponendo paesi a paesi è un’illusione. Non si risponde a queste sfide con i muri, si risponde con un lavoro comune». Queste le parole del premier italiano, Paolo Gentiloni a New York per l’assemblea generale delle Nazioni Unite. Tra i punti fondamentali per il premier c’è la questione libica: l’obiettivo è «proporre, chiedere, sollecitare alle Nazioni unite di tornare in forze in Libia. Ne abbiamo bisogno per il processo di pace, per stabilizzare il Paese e per la questione migratoria». Se ne occupa Arturo Zampaglione su Repubblica.

Continua a salire la tensione tra Madrid e Barcellona sull’indipendenza catalana. Ieri il governo spagnolo ha fatto arrestare 14 dirigenti del governo della Catalogna e ha fatto sequestrare le schede del referendum. La risposta è arrivata dai cittadini, scesi in migliaia in piazza a Barcellona accusando: «E’ un regime totalitario». «E’ l’unica via» ha commentato il primo ministro spagnolo, Mariano Rajoy, ma il premier catalano non torna indietro: «Voteremo». Se ne occupa, tra gli altri, Repubblica.

Sul Corriere della Sera, lunga intervista di Andrea Niscastro al ministro degli Esteri catalano Raul Romeva i Rueda sulo scontro tra Madrid e Barcellona. «Possono incarcerarci tutti, noi voteremo per l’indipendenza», ha dichiarato il ministro puntando il dito contro il governo spagnolo reo di voler impedire una manifestazione dei diritti democratici dei cittadini catalani.

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