Salute

5 mila circoncisioni in Italia, il dramma della clandestinità

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La circoncisione è spesso al centro di dibattiti e di drammatici fatti di cronaca. Per diverse religioni e culture è un intervento rituale, tanto che in Italia vengono stimati 5 mila casi, di cui il 35% in clandestinità, al di fuori di centri medici. Per la medicina non è espressamente necessaria, ma tuttavia non è da vietare, quanto piuttosto da regolarizzare.

Lo stesso dirigente del Centro Islamico di Roma, il pediatra Mustafa Qaddurah, ha sottolineato due casi quest’anno, finiti in tragedia, a Monterotondo e a Genova. «Pian piano il fenomeno sta venendo allo scoperto, anche per la maggiore conoscenza da parte dei medici e delle autorità», spiega, «ma c'è comunque una grande percentuale che non emerge. Ai bambini che muoiono si aggiungono quelli, e sono centinaia ogni anno, che arrivano al pronto soccorso con malformazioni o infezioni e spesso danni permanenti».

In Italia esiste un solo centro che garantisce gratuitamente la procedura, in Toscana, come ricorda Simona La Placa, responsabile del gruppo di lavoro per il bambino migrante della Sip, mentre in tutte le altre regioni un simile intervento costa tra i 250 e i 1500 euro.

Un intervento relativamente semplice e breve, ma che «se fatto senza le adeguate condizioni igieniche può diventare molto pericoloso». Proprio in questa ampia zona grigia, tra rituali religiosi e famiglie in condizioni economiche sfavorevoli, proliferano i ciarlatani che, per poche decine di euro, attuano simili interventi improvvisandosi dottori in casa.

Il presidente della Fnomceo, la Federazione degli Ordini dei Medici, Filippo Anelli, ricorda che «l'unica soluzione possibile è dare a tutte le famiglie presenti in Italia la possibilità di effettuare questo vero e proprio intervento chirurgico in ambiente sterile e per mano di personale qualificato, chirurghi e anestesisti pediatrici, a carico del Servizio sanitario nazionale, pagando un ticket».

Una questione drammatica sempre d’attualità. Come precedentemente citato, il 3 aprile a farne le spese è stato un neonato del quartiere di Quezzi a Genova, a seguito della quale sono state arrestate la madre e la nonna, due donne di origini nigeriane di 25 e 50 anni. Il presunto autore dell’intervento è stato successivamente fermato a Ventimiglia mentre tentava di fuggire oltre al confine. Un uomo nigeriano di 34 anni, che proprio all’interno della comunità nigeriana si adopera per questo servizio illegale.

Il medico Micaela Piccoli, direttore presso la Chirurgia generale d'urgenza e nuove tecnologie di Baggiovara (Modena) e vice presidente Società Italiana di Chirurgia, ospite della trasmissione “Tra poco in edicola”, ha sottolineato i rischi di emorragia e gravi infezioni che simili procedimenti possono provocare, chiedendo per tanto allo Stato una maggiore campagna d’informazione e la presa in carico da parte del Governo (anche in coordinazione con le autorità religiose) della responsabilità di una ricerca per una soluzione.

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