Politica

Le donne che hanno fatto l’Italia

Siamo finalmente entrati nell’anno del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia. Un’Italia che è donna, come suggerisce l’iconografia ufficiale che ritrae la Repubblica Italiana con una statuaria figura femminile col capo cinto dalla corona turrita. Eppure stando a quanto ci raccontano gli storici, il nostro Paese, rispetto agli atri Stati europei, è povero di testimonianze o documenti sul diritto delle donne a partecipare alla vita politica. In sostanza, il nostro Risorgimento sembra essere stato particolarmente antifemminista, anche se – come rivendicano recenti studi o discorsi tenuti in convegni organizzati ad hoc – non mancarono coraggiose protagoniste nelle vicende che portarono all’unificazione d’Italia. In questo periodo di celebrazioni soprattutto, va detto che non manca neppure l’occasione di ricordarle: Luigia Battistotti Sassi, Colomba Antonietti, Jessie White Mario, Virginia Oldoini, Cristina Trivulzio Belgioioso, sono nomi che avrete sentito e che nei prossimi mesi continuerete a sentire. Sono donne che si sono vestite da uomini, che hanno combattuto e che sono morte come soldati. È giusto che queste icone di un’eccezionalità virtuosa ed eroica siano ricordate, come e quanto i lori “colleghi”, forse però sarebbe altrettanto giusto ricordare le migliaia di storie di quelle donne, certamente non straordinarie, ma che con la loro ordinarietà, la loro determinazione e il loro sacrifici hanno permesso la crescita della nuova nazione e  la costruzione di una società più libera e giusta. Il ruolo di queste “attrici minori” viene spesso letto in negativo, viene attribuita loro una dimensione “sostanzialmente domestica”, di compagna del cittadino patriota e custode dei valori centrali della famiglia. È proprio qui, invece, tra queste donne che sono rimaste tali e che non hanno smesso i loro abiti, che inizia a prendere forma e a circolare un’immagine femminile diversa: emancipata socialmente e culturalmente ma senza mai essere antimaschile, caratteristica che invece sarà predominante tra le femministe che arriveranno quasi un secolo dopo. Interpretando con coraggio il proprio ruolo sono riuscite a studiare i problemi sociali del Paesi, a raccontarli e a spiegarli alla gente, a costruire scuole e ospedali, insomma a migliorare le condizioni di vita del loro tempo (dalla rubrica Donne, Avanti! del 12 gennaio 2011).

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