Giustizia Quotidiana

Anche l’Ue chiede una vera responsabilità civile per i magistrati italiani

Commissione europea
Scritto da vocealta

Commissione europeaLa Commissione Ue ha deciso oggi di aprire una procedura d’infrazione contro l’Italia per i limiti posti alla responsabilità civile dei giudici nell’applicazione del diritto europeo. L’iniziativa nasce dal mancato rispetto della condanna decretata per lo stesso motivo dalla Corte di giustizia Ue nel novembre 2011. La proposta di aprire una nuova procedura d’infrazione, secondo quanto appreso dall’Ansa, è stata preparata dal servizio giuridico della Commissione che fa capo direttamente al gabinetto del presidente Josè Manuel Barroso.

Secondo fonti comunitarie, «se entro i prossimi mesi l’Italia non si adeguerà alla prima sentenza della Corte sarà deferita nuovamente ai giudici europei. Con il concreto rischio, questa volta, di dover pagare anche sanzioni pecuniarie». Bruxelles si è in pratica limitata a constatare che a quasi due anni dalla prima condanna, l’Italia non ha fatto quanto necessario per eliminare la violazione del diritto europeo constatata a suo tempo. La prima sentenza emessa dai giudici europei ha decretato che la legge italiana sulla responsabilità civile dei magistrati li protegge in modo eccessivo dalle conseguenze del loro operato, ovvero rispetto agli eventuali errori commessi nell’applicazione del diritto europeo (oggi circa l’80% delle norme nazionali deriva da provvedimenti Ue).

Due in particolare le ragioni che hanno portato Commissione e Corte ha censurare la normativa italiana giudicandola incompatibile con il diritto comunitario. In primo luogo, osservano fonti europee, la legge nazionale esclude in linea generale la responsabilità dei magistrati per i loro errori di interpretazione e valutazione. Inoltre, la responsabilità dello Stato scatta solo quando sia dimostrato il dolo o la colpa grave. Un concetto, quest’ultimo, che secondo gli esperti Ue la Cassazione ha interpretato in maniera troppo restrittiva circoscrivendola a sbagli che abbiano un carattere ‘manifestamente aberrante’.

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