Giustizia Quotidiana

Caso Cascini e unità associativa. L’intervento di Cosimo Ferri (Magistratura indipendente) al comitato direttivo dell’Anm

Cosimo Ferri

Cari colleghi il momento che viviamo è intenso e particolare. Tutti conoscete la posizione di Magistratura indipendente (Mi): siamo all’opposizione all’interno dell’Anm, in questi anni non abbiamo fatto parte della Giunta, e dobbiamo registrare poche aperture da parte di questa Giunta nei nostri confronti, pochissime sono state le occasioni di confronto per cercare di trovare soluzioni unanimi e per dare quel segnale forte all’esterno, a tutti i magistrati, di unità e di non contrapposizione almeno su alcuni temi che dovrebbero vederci d’accordo, senza distinzioni. 
Devo dire, e penso che la storia del comitato direttivo lo confermi, che Magistratura indipendente ha sempre scelto di non intraprendere il facile gioco dei distinguo. Mai ci siamo divisi dalla Giunta sui documenti  riguardanti prese di posizione sull’autonomia e sull’indipendenza dei magistrati. 
All’interno del Consiglio superiore, ma anche nel Comitato direttivo, abbiamo sempre cercato e trovato quell’unità sui temi che stanno a cuore a tutti e che riteniamo siano fondamentali nell’esercizio di certe funzioni, non tanto in difesa dei cosiddetti privilegi, ma proprio a difesa e a garanzia dei cittadini. 
Per questo oggi esprimiamo con forza e fermezza la nostra contrarietà a questa riforma. Una contrarietà che deve essere ferma e forte perché non condividiamo l’architettura, il complesso di questa riforma che non ci consente nemmeno di cogliere degli aspetti particolari, proprio perché non condividiamo la scelta del metodo, né tantomeno condividiamo la scelta del momento: il Paese sta certamente vivendo un momento difficile.
Perché? Perché va a toccare e a vulnerare l’indipendenza del magistrato sotto ogni aspetto: si parla di separazione delle carriere e qui forse va fatta autocritica perché l’Anm è stata troppo tiepida con la riforma Castelli- Mastella sulla separazione delle funzioni e quella tiepidezza è stato un errore, perché si ora vorrebbero passati da una separazione di fatto ad una vera separazione delle carriere. Questo limita l’autonomia e l’indipendenza particolare del PM. La proposta di due consigli superiori e questa composizione di metà togati e metà eletti dal Parlamento è inevitabile che ci sposti sotto il potere dell’esecutivo, e questo sarebbe deleterio.
E non si dica, come invece stanno facendo, che la maggioranza rimarrebbe comunque togata perché il membro di diritto rimane un togato: sono argomentazioni che non possiamo accettare ma che ci devono fare riflettere ancora di più in un momento in cui si concretizzasse una simile riforma e ci trovassimo di fronte una maggioranza risicata sarà ancora più necessaria la nostra unità d’intenti. È una riflessione franca al nostro interno perché la presenza dei togati sarà ancora più importante. Per questo dico che già oggi dovremmo tutti sforzarci di più a lavorare nel segno dell’unità. 
Quindi NO con forza alla separazione delle carriere.
NO a rivedere l’obbligatorietà dell’azione penale, perché se si vuol parlare di criteri di priorità, e molte volte se ne è parlato anche al nostro interno, non si può certo fare in questo modo e accompagnandola con questa architettura perché noi abbiamo sempre detto, e lo ribadiamo anche oggi, che il problema non è l’obbligatorietà dell’azione penale, che garantisce l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Il problema sono i numeri  dei reati che abbiamo, le leggi poco chiare, pensate solo alla materia tributaria! 
Per questo chiedevamo già da tempo una forte depenalizzazione per risolvere il problema dell’obbligatorietà, per garantire e lasciare questo principio che sta a cuore a tutti. Se vogliamo snellire e trovare soluzioni per il processo penale non abbiamo certo bisogno del processo breve! 
Per quanto riguarda gli appelli presentati dall’imputato o redimere  la questione della competenza, senza arrivare a fare tre gradi di giudizio per poi ricominciare tutto da capo, occorre intervenire sulla prescrizione che solo in Italia, e forse in Grecia, non si interrompe con la sentenza di primo grado. 
Poi quello che è l’inappellabilità delle sentenze di proscioglimento, perché accompagnata alla responsabilità del magistrato, sono due concetti che insieme creano un effetto pericoloso delineando un disegno che dobbiamo respingere con forza.
Ci spiegano che occorre separare le categorie di giudice e pubblico ministero per creare parità fra accusa e difes, quando, in realtà proprio con l’inappellabilità dimostrano che questa uguaglianza non la vogliono. Con la responsabilità civile del magistrato si avrà un giudice debole e non più terzo e forte, come lo intendiamo noi. Avremo un togato più debole e “condizionato”. È questo che si vuole?
In questa riforma, non si parla e non si pensa alla persona offesa. Ora il processo breve, domani l’inappellabilità delle sentenze di proscioglimento, è chiaro che si parla di tutto tranne che della parte offesa che dovrebbe essere una parte meritevole di adeguata tutela.
I punti da affrontare sono sono tanti, ringrazio la Giunta per le schede, un ottimo lavoro che condivido: è stato toccato molto bene un altro perno da criticare in questa riforma e cioè il rapporto fra PM e Polizia Giudiziaria e il problema dell’inamovibilità.  Penso che, nel suo insieme, rispetto alle proposte oggi sul tavolo non ci sia niente su cui riflettere e su cui aprire.
Quindi, quale deve essere l’azione da seguire? Anche nel rispetto di chi rappresenta gran parte dei magistrati e perché comunque,  dentro Mi ci sono tanti colleghi che desiderano far sentire la propria voce,  presentiamo su questi temi  un documento, che lascerò agli atti, dove chiediamo più forza e rispetto, che è una delle cose che è mancata in questi anni da parte del comitato direttivo.
Il comitato direttivo deve riconquistare quella centralità che è giusto che abbia in un momento in cui c’è bisogno di far sentire la voce di tutti e far capire all’esterno che c’è unità. Chiediamo più rispetto per il comitato direttivo proprio per portare all’esterno la nostra voce con più efficacia.
Ringraziamo il Presidente Palamara per averci dato la possibilità che un nostro rappresentante del comitato direttivo partecipi all’incontro con il Presidente Napolitano e cercheremo di essere presenti a tutti quegli incontri dove verranno affrontati questi temi.
Vengo ora al caso Cascini. Oggi, per noi, era facilissimo presentare una mozione di sfiducia  nei confronti del segretario dell’Anm perché nella storia, negli atti dei vari comitati direttivi, ho visto Mario Almerighi dimettersi per molto meno, ho visto Gennaro nel 2000 al centro di una polemica per molto meno, quindi oggi si poteva “infierire” su queste prese di posizione di Cascini, rispetto alla quale noi non ci troviamo e questo va detto con molta franchezza.  
È importante il metodo se, in futuro,  si vuole davvero su questi temi essere uniti e se la Giunta ha interesse avere accanto Mi come è nei nostri auspici. 
Abbiamo rinunciato alla mozione di sfiducia a Cascini, non vogliamo strumentalizzazioni e non vogliamo dare all’esterno l’impressione che, al centro di questa giornata, ci sia  il si o no a Cascini. Certo, devo dire che mi è piaciuto molto l’intervento di oggi di Giuseppe Cascini, lo condivido molto: pacato, equilibrato, puntuale, preparato e professionale. Mi sento rappresentato dal Giuseppe Cascini che ha parlato oggi, l’ho applaudito con grande piacere e mi ci sono ritrovato. Non mi ritrovo nel Giuseppe Cascini di cui ho letto sui giornali. In un momento in cui abbiamo bisogno dell’opinione pubblica e non abbiamo i mezzi, non abbiamo giornali né tv, fatichiamo a trovare spazio mediatico per spiegare ai cittadini la nostra posizione non c’era bisogno di quelle parole. Quindi penso che su questo occorra rivedere le strategie di comunicazione che non devono essere quelle che ho citato, che danno l’idea di un ANM che vuole una contrapposizione politica, ma siccome so che cosi non è,  perché dobbiamo dare questa idea all’esterno di voler svolgere un ruolo di opposizione . Noi non siamo l’opposizione, noi vogliamo solo difendere  dei valori costituzionali  nell’interesse non solo della magistratura ma anche per quei valori che interessano i cittadini.
Quindi noi accettiamo e ringraziamo la giunta per questo coinvolgimento, ci troviamo nei contenuti vogliamo solo più chiarezza sui metodi, per questo un deliberato che rimetta alla giunta mi lascia un po’ perplesso e mi preoccupa, visti i precedenti di ieri.
Noi vorremo sì essere rappresentati ma anche essere consapevoli dei modi e dei metodi perché vogliamo spiegare alla gente che la magistratura si oppone a questa riforma non per propaganda ma perché abbiamo temi, argomenti e motivazioni da vendere per spiegare loro che questa riforma non va bene e non tanto perché lede la magistratura ma soprattutto e anzitutto perché gli italiani. Grazie.
* segretario generale di Magistratura indipendente  

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