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Anniversario di Benedetto XVI: Ruini, Marini e Weigel elogiano Ratzinger

È l’impegno per una rinnovata evangelizzazione uno degli aspetti più significativi del Pontificato di Benedetto XVI. Lo afferma, nel sesto anniversario dall’elezione di papa Ratzinger, il cardinale Camillo Ruini, gia’ suo vicario per Roma fino al giugno 2008. Sin da quando era cardinale – dice Ruini ai microfoni della Radio Vaticana -, Benedetto XVI ha più volte sottolineato come in Europa, e in generale in Occidente, si giochi una partita cruciale per il Vangelo, per tutto il mondo, dato che se il Vangelo non riuscisse a penetrare nella moderna cultura occidentale, difficilmente potrebbe poi penetrare in altre culture destinate sempre di più a entrare a loro volta, pur conservando le proprie differenze, in un grande quadro comune che ha alcuni parametri fondamentali creati in Occidente». «Credo che questa sia la ragione fondamentale per la quale il Santo Padre ha voluto questo nuovo Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, specialmente nei Paesi di antica cristianità che adesso però sono a rischio di perdere la loro eredità di fede e di cultura», aggiunge. Altra sottolineatura importante è quella sulla difesa della libertà religiosa, «non soltanto per la sua importanza centrale, dato che la libertà religiosa è la madre di tutte le libertà – osserva l’ex cardinale vicario -, ma anche per un motivo concreto, storico, immediato. La libertà religiosa oggi è in grave pericolo in molti Paesi del mondo, è gravemente minacciata. E il Papa non poteva rinunciare a fare udire la sua voce con tutta la sua forza, con tutta la sua autorità, per riaffermare questo punto fondamentale per la convivenza pacifica tra gli uomini e, naturalmente, per la diffusione della fede cristiana». Ruini definisce Benedetto XVI «un grandissimo teologo ma anche un grandissimo evangelizzatore, un apologeta nel senso positivo: cioè, colui che propone le ragioni della nostra fede e lo fa con un linguaggio molto chiaro, molto semplice, mai distaccato dalla realtà». Sostiene inoltre che la sua «parola fondamentale sia quella di mettere Dio al centro, di mettere al centro quel Dio che tante correnti, tanti filoni della cultura attuale vorrebbero invece mettere ai margini dell’uomo e della cultura. Questa è la priorità del Pontificato – conclude – come l’ha indicata, e con tutta chiarezza, il Papa stesso». Sulla stessa lunghezza d’onda anche il grande teologo americano George Weigel. «Benedetto XVI è un meraviglioso catechista. Ha ricordato alla Chiesa la ricchezza del suo patrimonio teologico, che è importante in un’epoca caratterizzata dal ‘presentismo’ e da una mancanza di radici intellettuali. Ha insegnato ai fedeli la bellezza della liturgia. E ha dato voce alla sua determinazione di liberare la Chiesa dalla corruzione, specialmente dell’abuso sessuale». Lo sottolinea il teologo americano, autore della biografia di Giovanni Paolo II ‘Testimone della Speranza’ e di ‘La scelta di Dio’, in un’intervista al quotidiano ‘Avvenire’ in occasione della ricorrenza dei sei anni di pontificato di Papa Ratzinger. «Nel suo impegno nel mondo -rileva Weigel- Benedetto XVI è stato un difensore vigoroso della libertà religiosa e ha provato a riorientare il dialogo cattolico-musulmano verso la vera questione del momento, vale a dire la libertà religiosa e la separazione dell’autorità politica e religiosa negli Stati del XXI secolo». Il riferimento di Papa Ratzinger, già nella sua prima omelia, all’inviolabilità della vita umana «è un esempio della continuità con il suo predecessore. L’Europa sta morendo per auto-inflitta infertilità. L’aborto è considerato una soluzione ai problemi umani in tutto il mondo. E in alcuni casi, come in Cina, il controllo della popolazione è imposto dallo Stato. Gli anziani sono considerati un altro problema da risolvere, non persone di cui prendersi cura. E’ naturale -conclude Weigel – che il papa debba parlare di questi temi dall’unico pulpito che esige l’attenzione del mondo». Infine Guido Marini, maestro delle cerimonie pontificie, ha commentato a Radio vaticana il sesto anniversario dell’elezione di Joseph Ratzinger dicendo: «Nell’ambito liturgico, ciò che il Papa sta indicando con la sua parola e con il suo esempio, è l’applicazione compiuta e fedele del Concilio Vaticano II in sviluppo armonico con tutta la tradizione liturgica precedente della Chiesa. Dal mio punto di vista – aggiunge – il Santo padre è un Maestro di liturgia, per quanto riguarda i contenuti, l’ insegnamento e il pensiero, e allo stesso tempo un grande liturgo, perché ci insegna l’arte della celebrazione. «Benedetto XVI – ha rilevato monsignor Marini – ha mutato la liturgia con il suo stesso stile celebrativo e allo stesso tempo con le sue indicazioni e orientamenti». A giudizio del suo cerimoniere, «se c’è una sottolineatura nelle celebrazioni presiedute dal Papa è proprio questa ricerca di andare al cuore e all’essenza della Liturgia».

 

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