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Monsignor Mueller conferma, no comunione ai risposati

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Scritto da vocealta

monsignor mullerNiente comunione ai fedeli divorziati risposati ma verso di loro «sforzi pastorali» e «vicinanza»: la dottrina della Chiesa cattolica spiega infatti che il sacramento del matrimonio è “indissolubile” e tirare in ballo l’argomento della «misericordia» è «un falso richiamo». La dimensione del perdono di Dio non va banalizzata né la Chiesa può inseguire gli ambienti secolarizzati «con un adeguamento pragmatico a ciò che appare inevitabile».

Dio, però, «può donare la sua vicinanza e la sua salvezza alle persone attraverso diverse strade, anche se essi si trovano a vivere in situazioni contraddittorie». E’ sul tavolo il dibattito sulle unioni «irregolari» nella Chiesa cattolica – se ne occuperà anche il sinodo straordinario sulla famiglia indetto da papa Francesco per l’ottobre dell’anno prossimo – e il prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede, l’arcivescovo Gerhard Mueller, interviene oggi dalle pagine dell’Osservatore Romano per delimitare il perimetro dottrinale su un tema scottante e ancora irrisolto, ribadendo che le uniche vie possibili per l’assoluzione e la comunione sono l’osservanza della «prassi ecclesiale che stabilisce di vivere insieme come amici, come fratello e sorella» oppure «la verifica della validità del matrimonio» che «è importante e può portare a una soluzione dei problemi».

Oggi, infatti, rivela Mueller, «i matrimoni sono probabilmente più spesso invalidi di quanto non lo fossero in passato, perché è mancante la volontà di sposarsi secondo il senso della dottrina matrimoniale cattolica e anche l’appartenenza a un contesto vitale di fede è molto ridotta». Il lungo articolo del prefetto dell’ex Sant’Uffizio, dal titolo, «La forza della grazia. Indissolubilità del matrimonio e dibattito sui divorziati risposati e i sacramenti», ripercorre la Scrittura e la Tradizione della Chiesa («E’ possibile comprendere e vivere il matrimonio come sacramento solo nell’ambito del mistero di Cristo») e ricorda i documenti “fondamentali” in materia, l’esortazione apostolica «Familiaris consortio» di Giovanni Paolo II del 1981, dove già si raccomanda “sollecita carità” verso i divorziati risposati ma si stabilisce l’esclusione dai sacramenti e l’esortazione post-sinodale del 22 febbraio 2007 di Benedetto XVI dove ancora una volta viene ribadita la «speciale attenzione» ma non ci sono mutamenti di dottrina. Mueller è consapevole della «tendenza a favore dell’ammissione dei divorziati risposati ai sacramenti» e che «la mentalità contemporanea si pone piuttosto in contrasto con la comprensione cristiana del matrimonio, specialmente rispetto alla sua indissolubilità e apertura alla vita».

Proprio ciò, fa sapere, comporta il fatto che poiché molti cristiani sono influenzati da tale contesto culturale, i matrimoni sono probabilmente più spesso invalidi ai nostri giorni. Tuttavia, sottolinea il presule, non si può abusare dell’argomento della misericordia che «non è una dispensa dai comandamenti di Dio e dalle istruzioni della Chiesa» e, se non si vuole seguire la prassi della “continenza”, i fedeli divorziati risposati restano esclusi dall’ammissione ai sacramenti. «Il percorso indicato dalla Chiesa per le persone direttamente interessate non è semplice», ammette Mueller ma le sue porte, aggiunge, non sono chiuse: «I pastori e le comunità cristiane sono chiamate ad accogliere con apertura e cordialità le persone che vivono in situazioni irregolari» e sottolinea che «la cura per i divorziati risposati non dovrebbe ridursi alla questione della recezione dell’eucaristia». Si tratta, conclude, di una «pastorale globale» e ci sono molti modi «per entrare in comunione con Dio»: con «la fede, la speranza, la carità, il pentimento e la preghiera».

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