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Don Gianni e il filo diretto con Ratzinger

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Scritto da vocealta

don_gianni_giovaneIn occasione del secondo anniversario dalla sua scomparsa, per ricordare don Gianni pubblichiamo uno stralcio del libro di Andrea Camaiora dal titolo “Don Gianni Baget Bozzo. Vita, morte e profezie di un uomo contro” (ed. Marsilio). Buona lettura!

E’ emblematico il titolo di un articolo di don Gianni Baget Bozzo pubblicato da Repubblica il 5 novembre 1989. Il titolo del pezzo è ‹‹Andreotti ha scoperto chi comanda in Vaticano›› e nell’articolo il nostro cronista in abito talare si domanda chi comandi in Vaticano. Da undici anni la Chiesa cattolica ha trovato una guida stabile e forte nel grande Papa polacco Karol Wojtyla, una guida così forte da sopravvivere ad un attentato. Retorico appare, quindi, l’interrogativo del giornalista-teologo, da cinque anni sospeso a divinis per la sua candidatura nelle file del Psi, così come banale sembra la risposta.

Ma don Gianni non fu mai banale. Infatti per lui, 16 anni prima che salga al soglio di Pietro, è il cardinale Ratzinger ‹‹l’uomo più potente oggi in Vaticano››. E questo perché ‹‹se l’immagine della Santa Sede è alla sua età slava, il potere curiale è alla sua ora tedesca››. E quale sia la “dottrina Ratzinger” don Gianni lo spiega molti anni prima che Joseph divenga Benedetto: ‹‹L’approccio ratzingeriano è di scontro: suo è il no alle mediazioni. Anche lo scontro – spiega il sacerdote – ha le sue possibilità. È accaduto in Polonia. E accade anche in Russia: il Papa andrà a Mosca – la grande speranza mai realizzata da Giovanni Paolo II – solo se potrà recarsi a Vilnius e a Kiev, nella piena legittimazione dei cattolici di rito slavo, forzosamente annessi da Stalin alla Chiesa ortodossa russa››.

Molte altre volte scriverà di Ratzinger e ciò accadrà negli anni in cui, in fondo, la Chiesa italiana avrà altri protagonisti, basti pensare ai cardinali Martini, Poletti, Ruini, Tettamanzi, che troveranno maggiore ascolto da parte dei mezzi di informazione. Il 16 maggio 1989 Baget scrive del futuro Papa: ‹‹Non si può negare che il cardinale Ratzinger abbia veramente toccato problemi universalmente aperti quando ha fatto della bioetica un tema centrale degli interessi dottrinali della Chiesa. Questioni come la contraccezione, l’aborto, la genetica sono oggi di interesse comune››.

Lo stesso accade anche nei momenti traumatici di storia della Chiesa, come quando nell’89 163 teologi prendono compattamente posizione. Ecco il titolo di Repubblica che rispetta fedelmente le parole del teologo genovese: ‹‹Con il Papa e con Ratzinger il conflitto era inevitabile››. Anche in questo caso don Gianni si rivolge unitamente a Wojtyla e Ratzinger, protagonisti di un processo di revisione della linea tracciata dal Concilio Vaticano II.

Anche un anno prima il protagonista, per don Gianni, era Ratzinger. Il 3 agosto dell’88 scrive sul quotidiano di Scalfari a proposito della scottante questione dello scisma di Econe attuato da monsignor Lefebvre: ‹‹Per il cardinale, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, la responsabilità dello scisma di Lefebvre ha fondamento nel modo in cui la Chiesa ha letto il Concilio e il post Concilio. (…) E la sfida di Ratzinger è una posta alta: egli afferma che riconoscendo valore a tutte le religioni, la Chiesa annulla in sé lo spirito missionario››.

Alcune settimane prima don Gianni aveva riconosciuto a Ratzinger lo sforzo tenere unita la Chiesa scongiurando la frattura che fatica ancora oggi a ricomporsi. Il 21 giugno scrive: ‹‹La linea Ratzinger è infatti il tentativo più organico che sia stato compiuto per dare una lettura univoca del Vaticano II: a tale scopo è stata perfino convocata una sessione straordinaria del Sinodo dei Vescovi››.

Ancora, 3 anni dopo, il 3 aprile del ’91 egli dà ancora atto a Ratzinger dei suoi sforzi per mantenere forte e unita la Chiesa cattolica: ‹‹Il cardinale compie infatti da tempo una rilettura rigorosa delle conseguenze sulla Chiesa del Concilio Vaticano: tende, per dir così, a una riforma della riforma››

Infine l’anno successivo commenta ‹‹il catechismo di Ratzinger››: ‹‹Nella Chiesa cattolica un fuoco cova sotto la cenere e basterebbe leggere il mensile Trenta giorni, vicino a Comunione e Liberazione, per ascoltare il crepitio delle fiamme. Ma anche il Catechismo della Chiesa cattolica, testé pubblicato, è un segno della tensione. L’opera non è un catechismo, ma un manuale di teologia di ottima qualità: migliore di quelli in corso nei seminari. (…) Quest’opera è il maggior segno della presenza del cardinale Ratzinger alla Congregazione per la Dottrina della Fede››.

Quando i cardinali eleggono Papa Benedetto XVI, dunque, don Gianni è tra i pochi a non stupirsi. Ed è per lui motivo di gioia. Perché il rapporto che lega l’attuale Pontefice con il sacerdote genovese viene da lontano e si è cementato proprio nel lungo rapporto a distanza che ha visto per vent’anni don Gianni rivolgersi, prima dalle colonne di Repubblica, poi da quelle del Giornale, di Tempi e Ragionpolitica, al prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

La fiducia di don Gianni nei confronti del Papa tedesco è forte. Tanta la speranza. Ed in fondo proprio l’ascesa di Ratzinger è l’ultima grande, straordinaria profezia avverata di don Gianni che è descritta in questo libro.

Era già accaduto che don Gianni vedesse giusto nelle pieghe del Conclave quando, due anni prima dell’elezione di Karol Wojtyla, certo ispirato dalla Voce che l’ha guidato fino al suo ultimo giorno di esistenza terrena, aveva auspicato un ‹‹Papa straniero che viaggiasse molto›› come cura per i mali della Chiesa.

Analogamente, quando il 19 aprile 2005 un ‹‹umile servo del Signore›› diviene Papa con il nome di Benedetto XVI, per Baget Bozzo è tutt’altro che una sorpresa. Certo, negli anni altri cardinali erano stati accreditati della possibilità di succedere al grande Papa polacco, da Carlo Maria Martini a Dionigi Tettamanzi. Ma non solo, se si pensa che era stata persino ipotizzata l’elezione di un Papa nero, africano magari.

Stupisce vedere oggi come fin dalla prima metà degli anni ’80 Baget scrisse di Chiesa rivolgendosi – spesso anche direttamente – al Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Non che don Gianni avesse sempre opinioni coincidenti con Ratzinger. Anzi, non mancò mai – per l’onestà intellettuale che gli era propria – di sottolinearne meriti ed errori.

Le parole di don Gianni che sono state riportate non devono stupire. Sono soltanto l’ennesima dimostrazione che egli è stato un vero e proprio gigante, un gigante inascoltato e sottovalutato. Una gigante che, anche in anni a noi più vicini, esaltava la centralità di Ratzinger nell’universo cattolico. (…)

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