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Quaresima. Il Papa parla di Fede, di Bene e Male, del Battesimo e stappa le orecchie ai credenti più tepidi

Angelus

Il Papa continua a stupire i credenti, addormentati dal pauperismo spicciolo che si ascolta in certe parrocchie di città come di provincia, figuriamoci se non colpisce coloro che non credono o i credenti tiepidi!
«Il peccato ha ferito l’umanità, destinandola all’oscurità della morte, ma è da Gesù, luce del mondo, che riceviamo la forza per vincere il male e operare il bene». Questo ha detto ieri il Papa all’Angelus, parlando ai fedeli dell’itinerario quaresimale come «particolare tempo di grazia, durante il quale possiamo sperimentare il dono della benevolenza del Signore nei nostri confronti».
«A causa del peccato di Adamo – ha proseguito Benedetto XVI commentando i passi evangelici – siamo nati ciechi, ma nel fonte battesimale siamo stati illuminati dalla grazia di Cristo». Secondo il Santo Padre, «quando la nostra vita si lascia illuminare dal mistero di Cristo, sperimenta la gioia di essere liberata da tutto ciò che ne minaccia la piena realizzazione». Con il dono della fede, insomma, «riceviamo la forza per vincere il male e operare il bene».
Il Pontefice sceglie di parlare di bene e di male per porre l’accento sulla questione primarie della religione, il credere. «La vita cristiana – ha spiegato Ratzinger – è una continua conformazione a Cristo, immagine dell’uomo nuovo, per giungere alla piena comunione con Dio”. La candela che riceviamo al Bettesimo, ha spiegato, evoca la luce di Cristo, «che continua a rivelare nella complessa trama della storia quale sia il senso dell’esistenza umana». La riflessione proposta dal Pontefice agli oltre 50 mila fedeli presenti in piazza San Pietro è scaturita dalla liturgia dell’odierna domenica che interrompe per un giorno il cammino penitenziale della Quaresima ed è denominata, ha ricordato Ratzinger, «in Laetare», cioè della gioia, perché «invita a rallegrarci, a gioire». Nella messa – come abbiamo anticipato – è stato ricordato l’episodio evangelico della guarigione del nato cieco, «una persona semplice e sincera, in modo graduale, compie un cammino di fede: in un primo momento incontra Gesù come un uomo tra gli altri, poi lo considera un profeta, infine i suoi occhi si aprono e lo proclama Signore». «In opposizione alla fede del cieco guarito – ha avvertito però Benedetto XVI – vi è l’indurimento del cuore dei farisei che non vogliono accettare il miracolo, perché si rifiutano di accogliere Gesù come il Messia. La folla, invece, si sofferma a discutere sull’accaduto e resta distante e indifferente. Gli stessi genitori del cieco sono vinti dalla paura del giudizio degli altri. E noi – ha chiesto Papa Ratzinger scuotendo le coscienze dei credenti più tiepidi – quale atteggiamento assumiamo di fronte a Gesù?».
«Il peccato – ha ricordato il Pontefice – aveva ferito l’umanità destinandola all’oscurità della morte, ma in Cristo risplende la novità della vita e la meta alla quale siamo chiamati. In questi giorni che ci preparano alla Pasqua – ha auspicato infine Joseph Ratzinger – ravviviamo in noi il dono ricevuto nel Battesimo, quella fiamma che a volte rischia di essere soffocata. Alimentiamola con la preghiera e la carità verso il prossimo».
 

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